L’Orso, la alternative band piemontese, sarà presente in occasione del Festival del Primo Maggio, al Palatenda del Circolo di Mariano Comense. Sarà una serata con many special guests, un susseguirsi di artisti, per celebrare degnamente questa data storica.
L’Orso è un gruppo nato nel 2010 da Mattia Barro, voce del gruppo, che da sempre ha come punto di forza e come obiettivo: non avere paura. È così che da un’autoproduzione riescono a fare notare da Garrincha dischi, etichetta per cui lavorano oggigiorno. Nel corso di questo lustro, sono stati protagonisti di mutazioni, a cominciare dai componenti della band, fino ad arrivare al sound vero e proprio. Oggi, L’Orso è formato, come già detto, da Mattia Barro – voce e chitarra; notevole presenza femminile Gaia D’Arrigo – synth, tastiere, cori; Omar Assadi – chitarra, voce; Francesco Paganelli – basso, voce; Niccolò Bonazzon – batteria. Nel febbraio di quest’anno è uscito il loro ultimo capolavoro: “Ho messo la sveglia per la rivoluzione”, dai toni freschi, che racchiude un mix di generi e di richiami artistici. Ai microfoni del ildialogodimonza.it ha risposto Mattia, mentre era in viaggio verso una meta del loro tour.
Come sta andando il tour?
Sta andando benissimo! È da febbraio che stiamo girando nei club, tour che ormai volge verso la conclusione.
Parlando dell’album: “Ho messo la sveglia per la rivoluzione“, in che cosa consiste questa rivoluzione?
La rivoluzione consiste innanzitutto nell’aver modificato la composizione del gruppo e di conseguenza aver mutato testi e sound. Innanzittutto è un cambiamento che è iniziato da noi, ma alla fine punta alla consapevolezza del desiderio di voler mutare in meglio la società.
All’interno del disco vengono trattati dei temi malinconici, con l’intento di sdrammatizzare..
Di per sé, è una mia caratteristica: parlare di temi che sarebbero noiosi e tristi con un velo di ironia. Sono appunto degli argomenti agrodolci uniti a un pizzico di leggerezza, che sicuramente nella vita rende tutto più semplice e gradevole.
Che cosa ha ispirato questo disco?
Per quanto riguarda la parte musicale, ci sono tantissime ispirazioni: dal rap italiano, all’elettropop, al pop scadinavo.. ci sono tanti mondi che, finalmente, possono trovare un luogo in cui poter stare insieme, le nostre canzoni. A livello di testi fondamentalmente è la continuazione di quello che avevamo già scritto nel precedente lavoro. Quindi è come se stessimo componendo una storia che iniziava 4-5 anni fa e nel suo insieme questo racconto sta crescendo. Quindi, abbiamo scelto di portare in musica tutte quelle situazioni che quotidianamente sei chiamato ad affrontare.
Secondo il mio punto di vista, le vostre canzoni sono state scritte per persone normali che comunque provano dei sentimenti che sono umani. Mi colpisce sempre la frase in “Festa di Merda”, con “un immenso bisogno d’amore, un innaturale bisogno d’amore”, non dovrebbe essere invece.. naturale?
Sì, diciamo che nella musica italiana c’è questo problema: spesso alcune parole vengono recepite come un segno di debolezza: come cuore, amore.. la musica è fondata su queste parole. Quindi parlare di aspetti normali e comuni è difficile, perché si rischia di inciampare nella banalizzazione di questi problemi: come può essere la mancanza di affetto e di amore. Quello che dici è vero: siamo persone normali, che fanno musica per gente normale, quindi perché non trattare dei sentimenti che sono ciò che di più quotidiano possa esistere?! Nasconderli sarebbe stupidi.
Dal vostro debutto a oggi, in cosa siete migliorati?
Siamo migliorati sicuramente nel suonare, e a stare sul palco. Più ci stai sopra più sai starci e sicuramente siamo migliorati nella composizione dei brani. Insomma, siamo cresciuti in tutto, migliorando sotto molti aspetti del gruppo.
Che cosa ti senti di dire in merito al 1 maggio?
È la prima volta che suoniamo a un Festival del Primo maggio. Penso che essere presenti in certe date, importanti sia storicamente, che per la musica, sia davvero unico. Valorizza maggiormente quello che stai facendo. Di certo il concerto non sarà modificato in sé, cambierà l’emozione e sicuramente la partecipazione del pubblico. Sicuramente è importante ricordare il 1 maggio, con eventi che portano la gente fuori di casa, con eventi musicali. Questo aspetto mi riporta alla mente le due date europee, in cui abbiamo preso atto del fatto che all’estero la cultura del concerto è diversa. iniziano molto presto, verso le 20, consentendo a tutti di rientrare a casa presto, senza per forza rimanere fino alle 2 di notte, che se ci pensi bene è un orario improponibile.
Dato che state viaggiando, che musica ascoltate in furgone?
Non ci crederai, ma nel nostro nuovo furgone, non c’è l’autoradio! Abbiamo scoperto questa magica cosa del parlare!
Chiara De Carli – © RIPRODUZIONE RISERVATA
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