di Marco Riboldi
Chi ha letto le pagine dello spettacolo sui giornali di domenica 26 luglio ha trovato articoli riguardanti la contestazione alla prima della Bohème eseguita venerdì 14 a Torre del Lago Puccini.
Una esecuzione ottima sotto il profilo musicale, ma oggetto di polemiche per la inconsueta ambientazione nel 1968, con i quattro giovani artisti proposti come contestatori, Mimì in minigonna, cortei conservatori e progressisti in scena ecc.
Già nei giorni precedenti si erano avute diverse avvisaglie.
Pochi giorni prima, al concerto che inaugurava le celebrazioni che da qui al novembre 2024 commemoreranno i 100 anni dalla morte del Maestro, il direttore d’orchestra ( vuole essere chiamata cosí, al maschile) Beatrice Venezi (molto vicina a Fratelli d’Italia e consulente del Ministro per Cultura Sangiuliano) aveva scelto di iniziare con l'”Inno a Roma”, brano, si noti, del 1919, non d’epoca fascista, che però fu largamente usato nel periodo fascista e che poi servì come sottofondo musicale delle manifestazioni ufficiali del vecchio Movimento Sociale Italiano. Questa scelta aveva già infiammato gli animi, ulteriormente esacerbati poi dalla richiesta del sottosegretario alla cultura Sgarbi di non fare eseguire la Bohème con una regia “comunista” e via polemizzando.
Così, venerdì sera, ecco il direttore d’orchestra presentarsi con gli occhi bendati a dirigere l’opera, specificando al pubblico ” non voglio vedere queste scene”.
Sì aggiunga che questa volta il direttore in questione era Alberto Veronesi, noto anche per essere rapidamente passato dalla candidatura con il PD in Toscana e a Milano a quella con Fratelli d’Italia per la regione Lombardia e si capirà che l’aria si è surriscaldata in un attimo.
Che dire?
Io c’ero venerdì sera e devo dire che lo spettacolo mi è sembrato impeccabile sotto il profilo musicale: bravi gli interpreti, belle voci, conduzione decisamente gradevole.
Scene e regia: non trovo nulla di male nella modernizzazione dell’opera. Che i quattro un po’ scapestrati artisti vengano trasformati in giovani del ’68 ci può stare. Sulla buona idea, però a mio avviso si è troppo insistito, moltiplicando inutilmente i riferimenti in un modo che alla fine risulta eccessivo. Peccato anche perché i movimenti scenici, l’uso delle masse, insomma lo spettacolo nella sua parte più propriamente teatrale era ben organizzato e ben eseguito.
Ma, come giustamente osservato da alcuni cronisti, a che serve introdurre dal nulla personaggi inesistenti come i figli del padrone di casa o fare dell’amante di Musetta (che dovrebbe correre qua e là per acquisti) un disabile in carrozzina o abolire la scena della dogana del terzo quadro?
Il giudizio comunque, per me resta positivo e il maestro Veronesi forse avrebbe dovuto usare tempi e modi diversi per esprimere il suo dissenso.
Da ultimo. Puccini, che il re, pochi mesi prima della scomparsa del maestro, nominò Senatore del Regno (“m’han fatto Sonatore del Regno”, scherzò lui), non era molto interessato alla politica. Che io ricordi, nel suo epistolario, a parte qualche sconsolata riflessione sulla guerra, c’è solo un rapido e generico accenno alla possibilità che i fascisti portino un po’ di ordine dopo gli scontri del primo dopoguerra. Quanto all’ “Inno a Roma”, composto controvoglia, aprire le celebrazioni pucciniane con un brano che il compositore stesso definì “una bella porcheria” mi sembra una forzatura.
Insomma, mi pare si sia partiti con il piede sbagliato. Ma se vi capita di essere dalle parti di Torre del Lago (Comune di Viareggio), non perdetevi almeno una delle opere che sono presentate nel Festival: ne vale sempre la pena.
LA BOHÈME
Scene liriche in quattro quadri su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musica di Giacomo Puccini
Orchestra e Coro del Festival Puccini
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Alberto Veronesi
Maestro del Coro Roberto Ardigò
Coro delle Voci Bianche del Festival Puccini
Maestro del Coro voci bianche Viviana Apicella
Mimì Claudia Pavone
Rodolfo Oreste Cosimo
Musetta Federica Guida
Marcello Alessandro Luongo
Schaunard Sergio Bologna