di Chiara De Carli
Era il primo novembre 1512, quando papa Giulio II mostrò al mondo la nuova volta della Cappella Sistina. Erano passati sei anni, dal giorno in cui il pontefice commissionò la realizzazione degli affreschi del soffitto a un giovane di soli trentratrè anni, un giovane che era senza esperienza, Michelangelo Buonarroti. Sì, perché Michelangelo di pittura di certo non se ne intendeva, ma nella scultura non aveva rivali. Una nuova sfida per l’audace e sapiente scultore di corpi umani, che consisteva nell’affrescare un soffitto di 40 metri di lunghezza per 13 metri di larghezza, un totale di 5 mila metri quadrati.
Michelangelo realizza qualcosa di davvero incomparabile: con una illusione prospettica e una falsa architettura riesce a donare profondità a quella volta divenuta poi unica al mondo. L’idea iniziale era di ritrarre dodici figure corrispondenti ai dodici apostoli; Michelangelo finirà l’opera con più di 300 figure, presenti nei racconti della Genesi, della Creazione e della Caduta dell’uomo, subito dopo il diluvio universale. Ci sono inoltre delle lunette in cui vengono rappresentati le 40 generazioni degli antenati di Gesù e nei pennacchi angolari sono raffigurati quattro eventi miracolosi fondamentali per la salvezza di Israele.
La presenza di uomini nudi lascia intendere la mano di un pittore che ha formato la propria esperienza con la mera conoscenza della fattezza dei muscoli umani, tant’è che osservandoli sembra di scorgere delle sculture viventi. Qui, si evince l’intento dell’artista, quello di voler dar vita al proprio concetto di bellezza, a un proprio ideale estetico, con dei corpi perfetti, proporzionati, atletici e maestosi, nei quali si possa riflettere la bellezza stessa della divinità.
Per la realizzazione di tutto questo, si avvalse di fedeli assistenti, se non altro per mischiare le vernici e montare i ponteggi; si narra che di tanto in tanto a qualcuno venisse anche concesso di pitturare un pezzo di cielo o un piccolo angolo del soffitto, pur sapendo di aver vita breve, là dentro. Perché Michelangelo, per evitare che qualcuno oltre a lui potesse prendersi il merito di aver portato a termine quell’opera maestosa, provvedeva a licenziarli molto frequentemente.
La Cappella Sistina rimase chiusa a chiunque dal 1508, nemmeno il papa potè più farvi ingresso fino al 1° novembre di 504 anni fa.