La domanda di Simone

di Enzo Biffi

Chissà quando ha deciso Simone. Mi piacerebbe sapere in quale attimo preciso la vita gli ha suggerito, e forse imposto, il corso obliquo che avrebbe preso la sua via. Chissà in quale giorno, mese, edificio o ingorgo stradale ha capito che l’avrebbe fatto davvero.

Cascina Ghila si trova in Valchiusella fra colline e boschi annuncianti ben più ripide montagne e la scommessa di Simone inizia da qui: una casa di legno e pietra, cinta da qualche ettaro di terreno incolto, per provare a se stesso prima, forse al mondo poi, che si può vivere in quasi totale autosufficienza.

É il sogno di un’esistenza diversa, se non totalmente libera, almeno liberata da un destino che si direbbe già scritto per lui e per tutti noi.

Simone: un sognatore ingegnere di trent’anni che con tenacia e pragmatismo ti spiega il suo nuovo quotidiano senza enfasi alcuna, senza pretesa di indicarti la via o di rivelarti verità salvifiche.

Simone con Frieda sulla porta di Cascina Ghila

Questo perché, in genere, i veri sognatori prima di annunciare le soluzioni, semplicemente scelgono di viverle e mettersele addosso, lasciando poi,  a chi ha cuore e pelle sensibile, l’onere di riconoscerle. Cascina Ghila ti insinua sommessamente un piccolo ma fondamentale dubbio. Simone ti pone solo qualche domanda semplice e feroce, banale e inevitabile, scontata ma infinita: siamo felici? Stiamo sbagliando? Si può fare?

In qualche modo, lui per andare avanti si è voltato indietro, investendo, credendo e in parte reinventando gesti, tempi e modi di una civiltà antica ma prematuramente scomparsa – si direbbe oggi – nel tempo di un click.

Così mentre un “grottino” con acqua di fonte sta lì a sostituire il frigorifero, l’impianto fotovoltaico e la connessione internet garantiscono il contatto con quel mondo che da qui sembra lontano e un po’ ridicolo.

il grottino che funge da frigorifero

Rispettando i tempi millenari della natura ma anche razionalizzando i consumi e i gesti, questo modello ci obbliga a riconoscere l’essenziale in ogni piccolo presunto bisogno quotidiano.

Risparmiando energia e giocando al “gioco del togliere” si punta dritto  al centro delle cose, mentre sembra sempre meno importante e lontano il contorno. Allora sorge il dubbio che l’alba del prossimo futuro sarà un ponte, un equilibrio fra saper mungere una capra e auto-costruirsi un impianto fotovoltaico.

Forse l’antica sapienza e la nuova conoscenza staranno insieme sapendo recuperare i propri escrementi per concimare zucche e i gusci di uova per restituire calcio alle stesse galline, ospitando giovani di tutto il mondo incontrati grazie alla rete. Il tutto in un ciclo infinito e poetico di scambi di vita che si auto-genera.

Lasciando la quiete di Cascina Ghila e prima di ributtarmi fra le braccia della nevrotica piovra dei miei  giorni, il pensiero che mi accompagna lungo il sentiero di castagne  è liberatorio: in una civiltà di competizioni e di performance, Simone – penso – non può vincere ma nemmeno perdere.

Verrà forse un po’ d’ansia a chiedersi  il conto, qualche dubbio un po’ più forte nel sonno o semplicemente un temporale a rovinare il raccolto ma, da ingegnere idealista, saprà certamente dosare visione e realtà, cielo e terra, sapendo che il sogno è manodopera d’ogni giorno.

Nel frattempo a noi non resta che osservarti da lontano e, tenendoti d’occhio, rinnovarci ogni tanto la tua domanda: si può fare?

www.cascinaghila.it

peperoncini appesi a seccare

 

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