E’ una drogheria dalla lunga storia, quella della signora Michela. Smaschera ricordi e magie d’infanzia che oggi fanno parte del suo presente. Una dimora di giochi creativi che, con il passare degli anni, si è trasformata in un luogo di lavoro: l’avverarsi di un sogno, la drogheria Cirla.
Racconta nostalgica i tempi in cui da piccola si recava entusiasta dal nonno Luigi che, subentrando al signor Crippa, aveva acquistato il negozio con i soldi della liquidazione maturati in anni di lavoro alla Gilera. Michela si aggirava curiosa tra quegli antichi arredi di inizio ‘900, mentre il padre ritirava preziose damigiane di marsala da treni merci da vendere sfusa in negozio, diluiva la candeggina pura con acqua e, ancora, preparava il merluzzo secco per i venerdì di magro.
Un luogo di scoperte per Michela, un’enorme sala giochi. Sin da piccola si mostrò curiosa per questo mondo magico, fatto di colla di pesce e candele acquistate direttamente delle migliori cererie tedesche. Erano gli anni del boom economico, gli anni in cui tutto si voleva, e tutto si comprava. Michela racconta dei suoi primi clienti d’infanzia, coccolati con borsette costruite con le sue stesse mani con la colla di pesce e decorate in modi sempre nuovi. E’ cambiato tutto da allora.
Ma Michela è ancora lì, entusiasta e curiosa. Racconta di ieri e racconta di oggi, dove lo scontro con la crisi economica e il mercato del web è quotidiano. Ma non si arrende ed è gratificata quando la soglia della drogheria Cirla è varcata da clienti provenienti da tutta Italia, in cerca di particolari prodotti che solo lì può trovare.
Il suo obiettivo è soddisfare il cliente, sia proponendogli prestigiosi prodotti come i baccelli di vaniglia, la foglia d’oro o le acciughe del Cantabrico, sia fornendo loro preziosi consigli, nella convinzione che un cliente soddisfatto è un cliente che ritorna. Ed è sotto Natale che la sua creatività prende il sopravvento, tra calendari dell’avvento dietetici e prodotti di qualità a modici prezzi, ridonando magia ad una festa che sembra voler perdere il proprio valore.
Camilla Mantegazza