di Luigi Picheca
Le mie 60 primavere mi hanno permesso di osservare i significativi cambiamenti che la nostra società ha visto svolgersi negli ultimi decenni. Cambiamenti che hanno profondamente inciso sulle abitudini, le tradizioni e la vita di tutti noi. Negli anni ’60 sono comparsi, ad esempio, i primi gruppi di migranti, persone di colore che stazionavano davanti ai primi veri supermercati che sono comparsi. Queste persone vendevano già alcuni prodotti di largo consumo e si rivolgevano a noi col termine “buana” facendomi sorridere perché era un termine che conoscevo solo leggendo libri sull’Africa e perché il concetto di “padrone” era ovviamente distante dalle mie esperienze.
C’erano poi le famiglie tradizionali, quelle in cui vivevamo, che ci insegnavano e ci tramandavano gli insegnamenti che stavano alla base delle buone famiglie: educazione, rispetto, lavoro, studio e preghiera. Queste nostre famiglie erano formate rigorosamente da padre, madre e figli; non esisteva altro modo per costituire un nucleo familiare! I discorsi sugli omosessuali erano sussurrati dagli adulti, non in presenza dei figli, o accennati solo dai giornali scandalistici che si tenevano nascosti sottochiave. La Chiesa ha indubbiamente contribuito a nascondere questo fatto e ha al contrario demonizzato questa realtà che presto, grazie al coraggio di qualcuno e dei radicali, sarebbe esploso.
Ho conosciuto delle persone omosessuali e sono ancora vivo. A parte gli scherzi, questi amici hanno sempre mostrato tanta gentilezza e tanta sensibilità verso chiunque avessero intorno e la loro richiesta di attenzione e di comprensione del tutto legittima. Certo, la loro presenza scatenava spesso il fastidio dei “benpensanti” che preferivano relegarli nelle barzellette che si raccontavano a quei tempi. Non ho mai condiviso la cattiveria nei confronti di nessuno ma la confusione regnava sovrana e mi ricordava la persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti.
Ora le cose sono fortunatamente cambiate, le persone gay non si devono più nascondere e stanno ottenendo che i loro diritti vengano riconosciuti anche in Italia, dove naturalmente la presenza del Vaticano complica e rallenta questa doverosa integrazione. Non commento la posizione ostile della Chiesa ma sollecito un intervento da parte di Papa Francesco che si sta dimostrando sensibile verso i problemi di chi viene escluso per fare chiarezza su questo argomento e non gli mancherà certo il coraggio per denunciare le verità che affiorano anche nella Chiesa. Le battaglie dei gay stanno portando benefici anche ad altre categorie di persone, le persone che convivono o che hanno divorziato, perché la battaglia per il riconoscimento delle unioni civili coinvolge e favorisce milioni di persone che hanno deciso di non sposarsi per scelta o per questioni economiche.
Abbiamo trovato finalmente un punto di contatto che ci potrà unire ai gay e ce li potrà far conoscere meglio per superare quelle visioni che spesso ci rendono ciechi o diffidenti verso altri esseri umani come se il diritto di scrivere le leggi che governano il mondo dovessero appartenere solo a pochi eletti.
Le famiglie tradizionali facciano spazio alle coppie gay e si cominci a discutere seriamente sui loro diritti, diritti che devono tendere a favorire il loro inserimento nella società e a stabilirne i contenuti.
La nostra abitudine a vedere la famiglia come l’abbiamo dipinta fino ad ora potrebbe farci pensare a una nuova famiglia, diversa da come la intendiamo noi. Che la famiglia tradizionale non sia perfetta o presa come ideale ce lo fa pensare la cronaca, piena di fatti delittuosi che si compiono proprio in seno a quelle famiglie denominate ideali.
Forse domani sapremo accettare anche la possibilità che le famiglie gay possano adottare tranquillamente dei figli, la discussione è aperta, ascoltiamo le loro ragioni.
Sono cambiati molti stereotipi, valutiamo tutto con occhio critico ma costruttivo, è quello che chiederemmo anche noi se fossimo la minoranza.
Luigi Picheca