La foresta, il cacciatore, i romanzi d’amore

di Francesca Radaelli

Il tema è tornato di stretta attualità quest’estate, ma lo scrittore cileno Luis Sepulveda un romanzo sul rapporto tra l’uomo e la foresta amazzonica lo ha scritto quasi 30 anni fa. Si intitola Il vecchio che leggeva romanzi d’amore e racconta di uomini ‘civilizzati’ che nella foresta vedono un territorio da conquistare o un pericolo da domare, e di cacciatori che leggono romanzi d’amore.

O meglio di Antonio Josè Bolivar Proano, il protagonista del romanzo, che dopo la morte della moglie, ha appreso dagli indigeni shuar i segreti della foresta. Ritornato nel mondo civilizzato, che ha i contorni del villaggio di El Idillio, il vecchio Antonio Bolivar scopre la passione per i romanzi d’amore. A portarglieli dalla città più vicina, quella di El Dorado, è l’amico dentista che due volte all’anno si reca sul fiume fino al villaggio.

Quando però il fiume porta al villaggio il cadavere di un gringo dilaniato da un tigrillo, il sindaco del paese, detto Lumaca, dà  il via alla caccia. E il compito di trovarle l’animale nel folto della foresta e ucciderlo sarà affidato proprio al vecchio Antonio Bolivar.

Il romanzo è dedicato a Chico Mendes, il celebre sindacalista che pagò con la vita la lotta contro il disboscamento della foresta amazzonica. Ma lo stesso Sepulveda con la foresta può vantare un legame importante: come Antonio Bolivar anche lui ha vissuto tra gli shuar dell’Ecuador, paese in cui si era rifugiato come esiliato, in fuga dal Cile di Pinochet.

Sono proprio gli shuar, abitatori della foresta, a salvare Antonio Josè Bolivar quando, in preda alla rabbia per la morte dell’amata moglie (stroncata dalla malaria che dilaga nel villaggio) e il fallimento del suo progetto di ‘colono’, sogna un “grande fuoco che trasformasse tutta quanta l’Amazzonia in una pira”. Ma si rende conto di un fatto fondamentale: “Non conosceva abbastanza bene la foresta da poterla odiare”.

Proprio la conoscenza, forse, è la chiave del diverso rapporto che instaurano con il selvaggio tigrillo – che in realtà è una femmina, che ha visto i propri cuccioli uccisi dall’uomo – il vecchio cacciatore e il grasso sindaco Lumaca. Bolivar conosce le ragioni della rabbia del tigrillo e della sua voglia di vendetta sull’uomo, le comprende, le rispetta, anche se ha la missione di eliminarlo.

Il vecchio che leggeva romanzi d’amore è un romanzo semplice, lineare, che porta il lettore nel cuore dell’Amazzonia selvaggia e non può che far riflettere anche oggi sulla relazione che vogliamo instaurare con i tanti tigrilli che ancora (per fortuna) popolano il mondo.

Il protagonista, poi, è una figura che rimane nel cuore. Un cacciatore che conosce la foresta e rispetta la sua preda. E in più legge romanzi d’amore. Non sono molti gli uomini come Antonio Josè Bolivar Proano. E, in tempi di foreste in fiamme, forse rischiano anche loro l’estinzione.

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