di Luigi Picheca
No, non scartate questo articolo, non parlo del film omonimo che ancora non ho capito come abbia potuto essere premiato e che, a mio modesto avviso, meritava il famoso epiteto che Fantozzi ha avuto il coraggio di riservare alla Corazzata Potemkin.
Mi riferisco alla morfologia variegata del suolo della nostra penisola, capace di dipingere panorami mozzafiato dalle coste sul mare alle alte cime delle vette delle Alpi.
Milioni di turisti, italiani e stranieri, si contendono questi spettacolari scenari divisi unicamente tra la preferenza del mare o dei monti.
Data la stagione mi schiero dalla parte di chi ama la montagna, da me frequentata e percorsa da quando ero bambino.
La montagna è faticosa da percorrere e non eccede in confidenze, esige rispetto e conoscenza dei luoghi sia d’estate che d’inverno ma si fa sempre apprezzare.
I miei primi passi li ho mossi su altezze collinari, in compagnia di mamma che prediligiva il lago d’Iseo.
Si camminava per circa un’ora per raggiungere il Prato degli Sposi, un ampio pianoro a picco su Lovere dove sorgeva un monastero dove ci si poteva dissetare da una cisterna di acqua piovana.
La montagna offre la bellezza della semplicità e del coraggio.
Dopo una escursione impegnativa si trova sempre, carta topografica alla mano, un rifugio o una baita ospitale che ci ristora per mezzo di prodotti genuini del luogo, facendoci così ritemprare e recuperare le energie spese.
Non c’è migliore appagamento, dopo una bella camminata, che concedersi ai panorami che l’altitudine raggiunta ci propone con dovizia di varietà.
Dal Piemonte al Friuli possiamo ammirari scenari naturali che ci affascinano ogni volta. I colori della vegetazione appagano e rapiscono i nostri occhi specialmente in autunno, quando le foglie si ammantano di colori inimmaginabili.
Certe valli si trasformano in dipinti suggestivi e non si vorrebbe mai andare via e rinunciare a quelle visioni.
Le guglie dolomitiche ci rapiscono con la loro bellezza e si concedono una pausa obbligatoria quando sciamo sulle loro pendici. Ci offrono paesaggi da cartolina che non possiamo disdegnare e l’aria che si respira in quota ci riempie i polmoni con la frizzante brezza del pomeriggio.
Sciare è facile dovunque, i moderni impianti di risalita ci fanno risparmiare tempo e fatica ma bisogna usare misura e intelligenza.
Si fa presto a causare danni che espongono al pericolo di slavine o di valanghe a chi sta sotto di noi.
Una visita al Monviso è quasi d’obbligo a chi si reca nel basso Piemonte per rendere omaggio alle sorgenti del Po, il grande fiume che origina la maggiore pianura italiana.
Una visita alle vette da oltre 4000 fa parte di un arricchimento culturale personale, esse ci colpiscono con la loro spettacolare imponenza e ci fanno ricordare la magnificenza del Creato, un dogma che ci affascina sempre.
Luigi Picheca