di Fabrizio Annaro
La libertà vale più della vita?
E’ la domanda che accompagnerà il primo incontro del ciclo dedicato alla pace, promosso dalla Caritas di Monza. L’incontro è in programma per lunedì 30 gennaio alle ore 21:00 presso l’Oratorio san Biagio di via Manara, 10 a Monza. Interverrà il teologo don Aristide Fumagalli.
La domanda è impegnativa e complicata: è possibile sacrificare la propria vita per un ideale di libertà e di pace? E’ stato questo uno dei motivi che hanno spinto, in diversi momenti storici, le persone ad imbracciare le armi per difendersi dal nemico?
E’ il caso della resistenza ove anche i cattolici e i cristiani hanno aderito attivamente al movimento di liberazione dall’invasione nazista. Il Giorno della Memoria un rappresentante dell’ Anpi, Loris Maconi, parlando ad una platea di studenti del liceo Zucchi, ha ricordato la pietra di inciampo di via Prina a Monza che racconta di Alessandro Colombo, ebreo, deportato e morto nei campi di sterminio e di come la moglie Ilda Zamorani, che non era stata arrestata, non sopportando l’idea di lasciare solo il marito, si consegnò ai tedeschi. Morirà anche lei. Qui l’amore vince sulla libertà e sulla vita!
Oggi vediamo qualcosa di simile in Iran, dove le donne e i giovani si ribellano all’oppressione del regime fondamentalista. Lo fanno anche mettendo a repentaglio la propria vita.
La coscienza dell’occidente è pronta a compiere gesti simili? Oppure l’Europa si è “accomodata” in una visione puramente mercantilistica dedita alla mediazione, alla trattativa su tutto e con tutti?
E’ interessante quanto affermato dal giornalista del Corriere della Sera, inviato di guerra, Lorenzo Cremonesi che, proprio qui a Monza, durante una conferenza (Promossa dall’associazione culturale NovaLuna) ha sostenuto che “la guerra che si sta consumando in Ucraina non è solo guerra espansionistica che mira a conquistare territori e regioni, ma è anzitutto una guerra di valori, una guerra che l’Europa fa fatica a comprendere nella sua essenza. Il rischio è di trovarci coinvolti senza esserne preparati”.
Al proposito tornano alla mente le riflessioni di Aldo Moro scritte durante i terribili giorni del suo sequestro ad opera delle Brigate Rosse: “le masse popolari cattoliche mobilitandosi contro la strategia della tensione e delle bombe, sono state decisive nell’impedire che accadesse una svolta autoritaria nel nostro paese.”
La fornitura delle armi all’Ucraina ha provocato una escalation del conflitto ed è evidente che anche l’Europa, adesso, è maggiorente coinvolta. Per molti, compresa la chiesa, non sono le armi a risolvere i problemi ed i conflitti.
Concludo con quanto detto dell’Arcivescovo di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, (Avvenire del 27 gennaio 2023) in visita da Papa Francesco a Roma, rispondendo ai giornalisti ha affermato: “la guerra è sempre una sconfitta dell’umanità, un orrore da condannare. Ho insegnato Morale per tanti anni, ma quando ho visto le fosse comuni, i cadaveri delle donne e dei giovani, ho pensato alla dottrina cattolica che avevo insegnato e mi sono chiesto: cosa possiamo fare adesso per fermare l’invasore? Come possiamo proteggere la vita? Come possiamo fermare i carri armati russi senza usare le armi? E’ una domanda aperta se voi lo sapete, vi saremo grati della risposta.”