La mutazione del Covid19: evitiamo allarmismi

di Roberto Dominici

Nonostante il clamore mediatico di queste ultime ore non ci sono novità rispetto a quanto si sapeva prima sulla mutazione del Covid19. Si tratta di una variante del SARS Cov2 identificata a settembre nel Kent, che si è ampiamente diffusa nel Regno Unito.

Presenta diverse mutazioni e molte interessano la proteina Spike. Tre di queste destano preoccupazione:

  •  La mutazione N501Y nel sito di legame con il recettore ACE2; sembra conferire maggiore affinità.
  •  La delezione 69-70del che potrebbe essere un tentativo del virus di nascondersi al sistema immunitario
  •  La mutazione P681H adiacente al sito di azione della furina, una proteasi che permette al virus di entrare nelle nostre cellule.

Queste mutazioni potrebbero avere conseguenze nella capacità del virus di infettarci, nella aggressività della malattia e nella resistenza alla risposta immunitaria.

Gli scienziati suggeriscono che la variante possa essere emersa nei pazienti infettati in maniera cronica, sotto la pressione degli anticorpi neutralizzanti.

Non sappiamo però quali siano le conseguenze reali di queste mutazioni e se la variante sia effettivamente più contagiosa o più pericolosa. Naturalmente è necessario capire rapidamente questi aspetti. In teoria, alterazioni della spike potrebbero aver effetto sulla capacità del virus di entrare nelle nostre cellule, così come potrebbero rendere meno efficaci gli anticorpi monoclonali e alcuni dei vaccini in produzione. Ma la possibilità che i vaccini siano inefficaci è davvero bassa.

Per quanto riguarda l’efficacia di anticorpi monoclonali e vaccini nei confronti di questa nuova variante, non possiamo ancora dire nulla. Speriamo che i ricercatori rendano subito disponibili i loro dati. 

Per quanto riguarda l’efficacia del vaccini Pfizer e Moderna, naturalmente non si può escludere che questa variante possa diminuirne l’efficacia ma, al momento, questa ipotesi sembra ancora improbabile. Gli studi sono in corso.

La variante che il PHE (Public Health England) chiama “VUI-202012/01” (sigla complessa che sta a significare che è la prima variante sotto osservazione a dicembre 2020) è stata identificata in più di 1100 pazienti nelle regioni del sud ed est dell’Inghilterra.
 
Questa variante avrebbe diverse mutazioni e alcune interesserebbero la proteina Spike, la chiave utilizzata dal virus per entrare nelle nostre cellule e quella contro la quale si generano gli anticorpi neutralizzanti. Sembra che si tratti di una delezione (perdita) di 2 amminoacidi (i mattoncini che formano la proteina). A parte diversi annunci, i dati non sono ancora stati mostrati (pare che stia per arrivare un pre-print da Cambridge).
 
Non è sorprendente che il virus muti e che compaiano delle nuove varianti. Spesso queste varianti vengono selezionate proprio a causa della pressione selettiva operata dagli anticorpi prodotti durante l’infezione: il virus muta per caso mentre si replica, ma se gli anticorpi non riescono a bloccare bene una delle varianti, questa prende il sopravvento sulle altre.
 
Questo è uno dei motivi per cui sarebbe bene non far circolare il virus: maggiore possibilità di mutare gli diamo, più rischi corriamo!
 
Non sappiamo se la nuova variante sia più pericolosa:  si sa che si trasmette più facilmente, ma non sappiamo ancora se causa una malattia più o meno grave, se si nasconde meglio al sistema immunitario.
 
Quindi niente panico: questa variante va tenuta sotto osservazione ma per il momento non cambia lo stato delle cose.
 
 
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