La nuova era del cervello

di Roberto Dominici

“La nuova era del cervello” è il tema dell’edizione 2023 della Settimana Mondiale del Cervello, che si celebrerà dal 13 al 19 marzo, promossa in Italia come ogni anno dalla Società Italiana di Neurologia (SIN), in collaborazione con la Dana Foundation. 

Questa iniziativa nasce con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla prevenzione e la lotta alle numerose malattie neurologiche fornendo, al contempo, informazioni sui principali progressi raggiunti dalla ricerca scientifica.

Nuove tecnologie unite all’applicazione dell’Intelligenza Artificiale (AI) apriranno nuovi scenari nella diagnosi precoce e nel trattamento della malattia di Alzheimer, dove è possibile intravedere nuovi orizzonti di cura grazie ai recenti esiti positivi degli studi sulle terapie biologiche dirette contro l’amiloide, proteina marker della malattia.

Ulteriori aggiornamenti anche in campo preventivo per rallentare l’esordio della demenza, grazie alla combinazione della stimolazione cognitiva, della dieta mediterranea e dell’esercizio fisico (Studio FINGER).

Inattese prospettive di trattamento si prevedono anche per la malattia di Parkinson grazie a una ricerca tutta italiana: attraverso l’analisi della saliva, non solo si può fornire una diagnosi precisa ma addirittura prevedere la progressione della malattia.

Inoltre, riguardo i nuovi ambiti terapeutici, importanti risultati sono emersi dall’utilizzo di ultrasuoni focalizzati sotto guida della Risonanza Magnetica (Magnetic Resonance guided Focused UltraSound) nei pazienti farmacoresistenti: i FUS provocando una lesione di una piccola area di tessuto cerebrale, il globo pallido, riducono da subito i tremori e con una efficacia che si mantiene a lungo nel tempo.

La messa a punto dei nuovi farmaci monoclonali cosiddetti biologici, sta aprendo una nuova era nella cura più efficace di molte malattie neurologiche.

In Italia, le malattie neurologiche hanno un forte impatto sulla popolazione: ben 12 milioni gli italiani affetti da disturbi del sonno; oltre 6 milioni soffrono di emicrania, 2/3 circa dei quali sono donne; 1 milione coloro che convivono ogni giorno con la Malattia di Alzheimer e hanno bisogno di costante assistenza; 400.000 le persone colpite da Malattia di Parkinson.

La Sclerosi Multipla affligge circa 90.000 donne e uomini che devono convivere ogni giorno con i sintomi di una malattia che induce disabilità progressiva, ma anche con le difficoltà legate ai servizi sanitari e assistenziali. Numeri ugualmente preoccupanti sono quelli che descrivono i casi di ictus, quasi 200.000 nuovi casi ogni anno e circa 1 milione di persone vivono con gli esiti invalidanti della malattia.

Sebbene l’invecchiamento cognitivo patologico, che si declina nello sviluppo di diverse forme di demenza (prima tra tutte la demenza di Alzheimer), costituisca un’emergenza socio-sanitaria di dimensioni sempre più evidenti, anche il “normale” invecchiamento cognitivo comporta nell’anziano una serie di disagi non trascurabili.

Con l’avanzare dell’età, infatti, si verifica una fisiologica riduzione della velocità di elaborazione e un declino delle capacità di apprendimento, memoria, ragionamento, problem solving, pianificazione e flessibilità mentale.

Nell’ambito delle neuroscienze dell’invecchiamento è ben nota l’espressione inglese “use it or lose it”, riferendosi, appunto, alla necessità di sollecitare costantemente il cervello (“use it”) per limitare la perdita di funzionalità cognitiva che fisiologicamente si verifica all’avanzare dell’età (“or lose it”). Le attività potenzialmente in grado di stimolare il nostro cervello, tuttavia, non sono tutte uguali.

Per essere davvero efficaci, infatti, necessitano di essere pianificate e condotte da personale esperto, che sia in grado di conferirgli determinate caratteristiche. Gli effetti del training cognitivo, inoltre, devono essere trasferibili a compiti di natura diversa e generalizzabili nella vita quotidiana.

In ultimo, le attività proposte devono essere strutturate in modo tale da stimolare impegno e motivazione da parte degli utenti che vi prendono parte. Attività provviste di queste caratteristiche non solo possono migliorare la salute del sistema cognitivo attraverso l’induzione di fenomeni di plasticità cerebrale (angiogenesi, sinaptogenesi e perfino neurogenesi, ma, anche contribuendo alla formazione di un’ampia riserva cognitiva, possono perfino posticipare l’esordio clinico delle malattie dementigene.

Le inizative dell’ARAL

Da diversi anni l’associazione Ricerca Alzheimer (ARAL) insieme all’ associazione di prevenzione dell’invecchiamento cognitivo (APICOG) nata nel 2021, organizzano in vari Comuni della Brianza corsi di prevenzione primaria dell’invecchiamento patologico. denominati “Mente in Forma”.

Questi corsi sono aperti a persone sane di età superiore ai 55-60 anni che vogliono mettersi in gioco e verificare con un vero e proprio training, la “salute ” del proprio cervello, guidate da neuropsicologhe esperte. Nei precedenti anni la partecipazione di molte persone al training ha determinato miglioramenti statisticamente significativi a carico delle funzioni esecutive e della memoria a breve termine e un incremento promettente a livello del funzionamento cognitivo globale e della capacità di ragionamento non verbale.

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