La Redazione
A Monza, al Teatro Binario 7, venerdì 5 ottobre alle ore 21.15 andrà in scena “La parola ai giurati“, un giallo in due atti della Compagnia Teatrale amatoriale “I Fuggitivi”. Il ricavato (offerta libera) andrà al Centro di Aiuto alla Vita di Monza.“La Parola ai Giurati” (“12 Angry Men” nella versione originale americana) è un film di Sidney Lumet e Reginald Rose del 1957. E’ la storia di una giuria americana degli anni ‘50 chiamata a dover decidere la sorte di un giovane accusato di parricidio. Non sembra esserci alcun dubbio: il ragazzo ha ucciso suo padre. Tuttavia, uno dei dodici membri della giuria nutre un ragionevole dubbio sulla colpevolezza del giovane ed insiste per discuterne a lungo nonostante la forte opposizione degli altri colleghi.
Proprio questo ragionevole dubbio è “l’incidente scatenante”, il conflitto che dà il via alla narrazione. I giurati incominceranno una animata discussione al termine della quale, contro ogni aspettativa, capiranno che ci sono moltissime ragioni per dubitare della colpevolezza del ragazzo. Il testo è incredibilmente stimolante e affronta molti temi come il senso della giustizia, il valore della vita, ma anche il rapporto padre e figlio.
Nella versione cinematografica, il regista Sidney Lumet aveva magistralmente mosso la cinepresa sul set con l’intento di trasmettere allo spettatore l’idea di sentirsi sempre più coinvolto nella vicenda; nelle scene iniziali abbondano inquadrature di ampia veduta dove i giurati, seduti attorno al tavolo, sono mostrati spesso insieme, come un unico gruppo compatto. Tuttavia, man mano che la storia procede e lo spettatore viene a conoscenza delle intime vicende di ciascun membro della giuria, i primi piani aumentano fino a diventare inquadrature ravvicinate sui singoli volti tanto da poter distinguere le gocce di sudore sul viso dei giurati più “agitati”.
Il teatro, benché sia una “scatola magica”, impone nella maggior parte dei casi un pubblico immobile con un unico punto d’osservazione. Non potendo muovere gli spettatori, abbiamo optato per una scenografia mobile che cambia in continuazione la prospettiva del pubblico rispetto alla stanza della giuria proponendo inquadrature sempre nuove in ogni momento.