Lei ci mette la classe, loro le sedie. È un progetto non programmato, lanciato quasi per caso da Maha Salim Al-Ashqar, che da dieci anni fa la preside di una scuola nei sobborghi di Amman, in Giordania.
Quando – dopo lo scoppio della guerra in Siria – molte famiglie con bambini si sono rifugiate in questi territori, le scuole si sono riempite di alunni e molti profughi hanno dovuto rinunciare ad iscrivere i propri figli in una classe.
Anche la scuola di Maha si trovava in questa situazione e alle mamme siriane che le chiedevano di prendere le loro bambine nella Khawla Bint Tha’alba Elementary School for Girls avrebbe dovuto rispondere «Non ho spazio». Ma – commossa dall’insistenza di alcune di loro – decise di aprire le porte della scuola, a patto che le nuove studentesse portassero da casa le sedie.
Con questo metodo, in poco tempo, nelle classi sono stati smistate ben 65 bambine siriane alle quali viene fornito anche un supporto psicologico per superare il trauma della guerra che ha bombardato la loro casa o ucciso uno dei loro familiari.
Da allora moltissime ragazzine entrano nella scuola di Maha portando tra le braccia la loro opportunità d’istruzione: una piccola sedia di plastica.