La scuola al centro

scuoladi Luigi Picheca

Mi piace segnalare questo fantastico Progetto che aprirà le porte delle scuole delle città che possiedono le periferie più a rischio e il maggior numero di ragazzi che non trovano granché da fare nei giorni e nei periodi canonici di chiusura degli istituti scolastici.

“Stanziati 10 milioni di euro per istituti che resteranno aperti di pomeriggio e d’estate nelle aree periferiche e ad alta dispersione sociale nelle città di Napoli, Palermo, Roma e Milano”.

La scuola come un centro che si apre agli studenti e alle loro famiglie per essere abitata dai ragazzi e dalle famiglie oltre i tempi di regolare apertura. Il pomeriggio, il sabato, nei giorni di vacanza, a luglio e a settembre. Come misura di contrasto alla dispersione ma anche come risposta tempestiva e concreta ai fenomeni di disagio sociale che caratterizzano le aree più a rischio del nostro Paese.

Questa è la visione che ha generato il progetto La scuola al centro, l’idea che una periferia non sia solo una categoria geografica ma racchiuda in sé il dramma della esclusione e della emarginazione che può radicarsi dentro le città o ai loro margini.
Il Ministero dell’Istruzione ha stanziato per queste finalità 10 milioni di euro, una cifra immediatamente disponibile per iniziative che rendano la scuola un polo di aggregazione e attrazione in aree periferiche e in contesti a maggior rischio di dispersione in quattro città: Palermo, Napoli, Roma e Milano. Il Ministro Stefania Giannini ha firmato il decreto che prevede per settembre un ulteriore finanziamento per allargare il provvedimento a tutto il territorio nazionale.

Un bellissimo e geniale progetto che si renderà utile per richiamare all’interno delle scuole tanti genitori che sentono la necessità di rinfrescare o acquisire quella istruzione che gli consenta di elevare il loro concetto di socialità e che li apra a un nuovo concetto di futuro, per sé e per i propri figli.

Confido molto in questa iniziativa e spero che venga accolta da tante famiglie che considerano la loro esistenza emarginata e spesso illegale la loro unica soluzione di sopravvivenza. Spero anche questo progetto diventi contagioso, una benefica epidemia che renda il nostro Paese più istruito e maggiormente rispettoso della legalità, che lo aiuti finalmente ad uscire da quell’abbrutimento verso cui tende sempre più a scivolare.

 

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