La storia maledetta della benzina solida e del siciliano Fuardo che la inventò

da Giannella Channel

Il vertice Trump–Kim porta le immagini del centro di Hanoi nel mondo e queste mi evocano la mia visita dello scorso anno nella capitale del Vietnam, con le tante conoscenze ed esperienze lì fatte: tra queste, una sorpresa siculo-francese che è stata innescata in una libreria del centro dal libro di memorie di guerra del generale Giap, l’eroe della indipendenza vietnamita, il “Napoleone rosso” come lo definì Time, morto a 102 anni nel 2013.

Vo Nguyen Giap (An Xá, 1911 – Hanoi, 2013) è stato un generale, politico, scrittore e rivoluzionario vietnamita. Fu il capo militare del Viet Minh di Ho Chi Minh nella guerra d’Indocina contro i francesi e dell’Esercito popolare vietnamita della Repubblica Democratica del Vietnam nella guerra del Vietnam contro gli Stati Uniti e il Vietnam del Sud. Teorico della “guerra di popolo” e stratega preparato e originale, raggiunse uno straordinario prestigio nel mondo per il suo ruolo nelle due guerre d’indipendenza del Vietnam.

Il titolo del libro (Dien Bien Phu, di Vo Nguyen Giap, the Gioi Publishers) prende nome dalla valle in cui si combatté una lunghissima e decisiva battaglia che portò alla resa dei francesi dopo un assedio durato 57 giorni e alla clamorosa vittoria delle truppe vietnamite. Vado alle pagine 266 e seguenti, laddove il generale Giap racconta l’evolversi della battaglia nell’inverno-primavera 1953-1954 e con minuzia ragionieristica elenca il prelevato bottino di guerra: “… Battaglia di Dien Bien Phu, catturati 28 cannoni, 64 veicoli, 542 radio, 51 macchine (incluse ruspe), 5.915 fucili, 21.000 paracadute, 20 tonnellate di medicine e di strumenti medici”. L’elenco si chiude con 20.000 litri di benzina, carburante utile per la resistenza degli assediati: veniva paracadutato sotto forma di benzina solida da aerei sulle postazioni dei francesi assediati.

A seguire, Giap enumera i bottini di guerra sugli altri fronti vietnamiti (Bac Bo Delta, Lai Chau, Binh Tri Thien, Interzone V, Nam Bo) dove compaiono “19.000 fucili, 34 auto, 260 tonnellate di bombe e mine e, nuovamente, 30.000 litri di benzina”.

Quell’accenno al carburante sequestrato in abbondanza alle truppe francesi ci rimanda a una storia vera, rimasta incistata nella Sicilia interna, che fa impallidire i film di 007: l’invenzione maledetta della benzina solida, un carburante non infiammabile, e del suo creatore, l’ingegnere Gaetano Fuardo, originario di Piazza Armerina (Enna), in quella Sicilia “babba”, cioè bonaria, rassegnata. Un inventore morto nel 1962, a 84 anni: morto in miseria, anche se i suoi eredi, dopo la sua morte, riuscirono a ottenere dal governo francese diversi miliardi di franchi.

L’ingegnere Gaetano Fuardo, inventore della benzina solida sperimentata a Dien Bien Phu dalle forze armate francesi. È morto in miseria nel 1962, a 84 anni.

Dobbiamo a un coraggioso scrittore e giornalista siciliano, Salvatore Cosentino, che i lettori di Giannella Channel hanno imparato a conoscere e apprezzare, il ritrovamento di quei documenti e l’averli inanellati in un agile libro: Il giallo della benzina solida, Bonfirraro Editore, 228 pag., 17 euro). Cosentino, dopo aver indagato in vari paesi europei, ha ricostruito la vicenda dell’ingegner Fuardo aggiungendo al nucleo dei documenti iniziali, che portano a Parigi e proprio all’assedio di Dien Bien Phu, nuovi dossier originali, filmati a Berlino e affiorati dopo oltre mezzo secolo dagli archivi dei servizi segreti americani, che delineano una trattativa, precedente a quella di Parigi, dell’inventore con emissari di Hitler che si vantava di possedere “scoperte scientifiche che avrebbero consentito la vittoria finale” ai nazisti. Queste nuove carte, in aggiunta ai cento documenti riprodotti nel libro, confermano lo scenario internazionale in cui si svolge la romanzesca vicenda di Fuardo. Si tratta della bozza di accordo fra l’inventore e il gruppo industriale tedesco Ruhrchemie: «Verbale del colloquio con i signori dott. Fuardo e amici nella città dell’Aia, in data 20/21 — 8 — 1940. Presenti: Dr. Fuardo chimico; Dr. Rehring, Boiservain, Vant’ Gronewent, patrocinatori della Fokke-Wulff; Dr. Bensman, Bremen; Prof. Dr. Martin, R. B, Dr. Schaub, R. B oggetto: Trasporto in sicurezza di carburante liquido per motori».

Mi racconta Cosentino, con il suo carico dio entusiasmo frutto di indipendenza economica e anche di un pizzico di utopia:

“Il documento fu scritto in tedesco e mi è stato fornito in copia da Mauro Fuardo nipote dell’inventore. Esso dimostra, ancora una volta, l’importanza che fu data alla scoperta dell’ingegnere siciliano tormentato per tutta la vita dall’ansia di rendere ininfiammabile i carburanti, di renderli trasportabili allo stato solido, eliminando l’uso delle petroliere, e che potessero galleggiare in acqua non inquinando i mari”.

Il brevetto del carburante “che avrebbe fatto vincere la guerra al dittatore” fu pagato bene, ma l’azienda ebbe vita breve perché venne distrutta dai bombardamenti. La Germania era allo sfascio e Fuardo scappò per raggiungere l’Italia. Morì in miseria in un ospizio della Ciociaria. Un mese dopo, un parente ottenne di portare la salma nella natìa Sicilia, a Piazza Armerina, dove oggi è sepolto.

La copertina del libro di Salvatore Cosentino Il giallo della benzina solida, Bonfirraro Editore, 224 pagine, 17 euro. Prima edizione 2007. L’autore sta preparando una nuova edizione aggiornata.

Finisce così la storia di questo inventore siciliano, rimasto orfano da ragazzino, che va a studiare al Politecnico di Torino, dove si laurea in ingegneria. Trasferitosi a Milano, mette a punto la sua scoperta, dalle potenzialità enormi per l’economia, ma anche pericolosa per gli industriali del petrolio: un carburante assolutamente ininfiammabile e facilmente trasportabile, che riduce i costi del 50 per cento, manda in pensione petroliere e distributori, può essere venduto in supermercato.

Nessuno in Italia vuole credere a Fuardo. Perciò lui comincia a produrre per il governo francese, che ne fa un uso entrato nelle cronache della storia recente: è proprio la Benzina Fuardo a essere paracadutata alle truppe francesi nella guerra di Indocina, durante l’accerchiamento del generale Giap a Dien Bien Phu. Aerei francesi utilizzano i paracadute per lanciare in sacchi di iuta il prezioso rifornimento, che permetterà alle truppe assediate di resistere per 57 giorni e di mantenere (come dal resoconto ritrovato del generale Giap) ancora buone scorte di carburante a Dien Bien Phu e su altri fronti di guerra. Parigi però tenta di appropriarsi illecitamente della formula. Quindi l’ingegnere vende tutto e fa causa al governo francese: la vincerà dopo morto.

Dien Bien Phu (Vietnam), 1954: i francesi, assediati, sperimentano le forniture di carburante all’esercito circondato dalle truppe del generale Giap, paracadutando sacchi di iuta pieni di benzina solida.

Alla fine di questa storia, una domanda aleggia su tutto: perché nessuno riprende l’invenzione di Fuardo? La risposta di Cosentino è secca:

“Perché è contraria ai grandi interessi degli industriali del petrolio. Poter stoccare il carburante darebbe un grande beneficio ai Paesi non produttori di petrolio: il carburante, reso solido grazie a un processo di gelatinizzazione, può essere facilmente trasportato e immagazzinato, poi con una pressione fisica torna allo stato liquido. Fuardo sosteneva la sua scoperta a vantaggio dell’intera umanità, sapeva che l’invenzione avrebbe potuto rivoluzionare il mercato petrolifero. Ma negli anni Novanta le interrogazioni parlamentari sulla vicenda (una al Senato del senatore Guido Pollice dei Verdi, l’altra alla Camera del deputato Giulio Maceratini di An) sono rimaste senza risposta da parte del governo italiano. E la scoperta era, e ancora oggi è soffocata. E invece la crisi petrolifera e i casi sempre più frequenti di inquinamento da parte di petroliere affondate e le perdite di greggio dovrebbero portare a rompere il muro di silenzio sulla vicenda e a riconsiderare l’invenzione della benzina solida acquistabile in buste persino nei supermercati, come il riso e come lo zucchero. E magari a dare un premio alla memoria al suo sfortunato inventore”.

Salvatore Cosentino, giornalista fin dal 1956, ha scritto 35 libri (storia della Sicilia, sociologia, narrativa e teatro). Ha collaborato, tra l’altro , con il Giornale diretto da Indro Montanelli. Ha tenuto seminari in diverse università anche straniere. Nel 1983 all’Istituto di antropologia culturale dell’università di Francoforte sul Meno (Germania) ha tenuto corsi di sociologia dell’emigrazione, con la pubblicazione in tedesco (1985) Sizilien. Il suo ultimo libro di storie siciliane è Messaggi di lingue tagliate

 

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