La Task Force contro il tumore al seno in missione a Haiti

di Donatella di Paolo

Una task force per aiutare a vivere donne che hanno a che fare con la morte tutti i giorni.

Un team, quello fortemente voluto dal professor Umberto Veronesi e dalla sua Fondazione in collaborazione con la Fondazione Francesca Rava-NPH, che si pone come obiettivo quello di aiutare le donne di Haiti, uno dei paesi più poveri al mondo, a prevenire e combattere il tumore al seno.

Tumore al seno. Tre parole, sembra impossibile, sconosciute dalla maggior parte della popolazione.

Eppure il tumore al seno è la seconda causa di morte per tumore della popolazione femminile haitiana, dopo quello dell’utero.

Questa bellissima isola dei Caraibi è un paese stremato dal terremoto che ha causato oltre 200mila vittime. E ha lasciato tantissimi bambini senza madre.  Pochi mesi fa il terribile uragano.

Salvare le donne significa salvare vite umane, ma anche non lasciare soli al mondo altri bambini. La loro è già un’esistenza difficile. Un bimbo su tre muore prima dei cinque anni per malattie curabili.

Ne vedi a centinaia ricoverati all’ospedale Saint Damien, gestito dalla Fondazione Rava-NPH, il più grande ospedale pediatrico dei Caraibi che può assistere gratuitamente fino a ottantamila pazienti l’anno. La maggior parte sono macilenti, intubati, solo occhi spalancati e vuoti.  E, allora, e’ da qui che siamo partiti.


Da quelle donne, madri, sorelle, zie ,nonne che trascorrono i giorni su una sedia accanto ai lettini ad assistere i loro piccoli nella speranza di vederli guarire.

Le avvicini e ti sorridono nonostante tutto il dolore perché hai l’impressione che per loro parlare con una donna, una volontaria, anche se bianca, anche se nata in una parte meno sbagliata del mondo, sia un balsamo per l’anima.

E’ un attimo di tregua e di speranza che dedicano a loro stesse e con il sorriso ascoltano quello che tu racconti loro di un male del quale non conoscono neppure l’esistenza.  Quello stesso male, non puoi fare a meno di pensarlo, che qui in Italia è una lotta certamente non vinta, ma contro cui tanto si e’ fatto e si continua a fare.
Ed è grazie a questo che io sono viva.

Se fossi stata una donna haitiana e non avessi non avessi fatto parte di un’ èlite ristrettissima, di cancro al seno sarei morta.  Perché ad Haiti nasci povero, vivi povero e muori povero.  L’aspettativa di vita è di 40 anni.  Non hai diritti.
La maggior parte delle donne haitiane non hanno diritto alla salute.  Sono donne senza difese .

Ed allora siamo partiti. Con il nostro Progetto Breast Cancer Task Force.  Innanzitutto facendo arrivare dopo inenarrabili avventure burocratiche un ecografo. Ha attraversato l’oceano ed è sbarcato ad Haiti con tutte le sue belle sonde.

Indimenticabile il momento quando davanti a medici ed infermieri dell’ospedale Saint Luc e alla presenza del dottor  Enrico Cassano la vera anima del progetto, abbiamo assistito al disimballo dell ‘ecografo che…non dava segni di vita.

Ma ad Haiti la parola d’ordine è non perdersi d’animo.  E magicamente dopo qualche intervento di un gentile tuttofare, eccolo accendersi.

In poco tempo abbiamo allestito la sala visite. Un lettino e in bella vista il poster preparato dalle Fondazioni Francesca  Rava e  Umberto Veronesi su come effettuare l’autopalpazione in creolo. Abbiamo voluto che anche le donne raffigurate avessero tratti creoli.
E via con le visite.

In coda dall’alba , sul lettino si sdraivano ragazze per lo piu’ giovanissime madri di cinque, sei figli . Accerchiate letteralmente da medici e infermieri che sotto la guida del dottor Cassano vedevano per la prima volta tumori al seno.  Grandi, grandissimi per i quali ormai c’era ben poco da fare.  Ma ne sono stati trovati anche di piccoli, curabili.

Poi le signore si alzavano dal lettino, non finivano piu’ di ringraziare. E se ne andavano dopo che consegnavo e spiegavo loro il depliant sulla prevenzione. Un solo oggetto necessario. Lo specchio.  Poi e’ stato il momento della mela.  Si, proprio una semplice mela sulla quale il dottor Cassano insegnava al personale medico come effettuare le biopsie.

In realtà la pratica in Italia si fa su un petto di pollo imbottito con un’ oliva ma recuperare tutto ciò non era proprio banale.

Poi è stato il turno delle Health Promoter in pratica signore alle quali passo dopo passo abbiamo insegnato come effettuare l’autopalpazione. Il loro compito e’quello di recarsi nei mercati, nelle chiese, nei luoghi di aggregazione.  Ed avvicinare il maggior numero di donne, spiegare, ed indirizzarle in casi sospettti verso l’ospedale.  Siamo andati avanti così per giorni e giorni.

Ho parlato, tradotto, pianto, riso consolato, visto mutilazioni orrende.  Con la ferma convinzione che un privilegio diventerà un tesoro anche per le donne haitiane.

Al ritorno eravamo felici, soddisfatti, pronti per andare a raccontare tutto al Prof. Il professor Veronesi. Non ce la abbiamo fatta.
Ma ovunque lui sia so che ci direbbe “Andate avanti. Perche’ il mondo ha bisogno di scienza e ragione”.

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