di Roberto D’Alessio
Il naufragio di Crotone ci piomba addosso confusamente al mattino nei primi Tg, alla sera il dramma è già chiaro. I giornalisti alimantano le emozioni che fanno fatica a trasformarsi in sentimenti veri e ancora di più in opinioni anche perché in poche ore sono i politici ad impossessarsi, come branco famelico, della questione per passare a qualche resa dei conti.
Sembra che i partiti abbiano un diritto divino a giudicare qualunque fatto: i testimoni locali, i competenti, hanno poche ore per commentare i fatti … Poi scompariranno dall’orizzonte dei media per tornare chissà quando, in seconda o terza serata, in una aula giudiziaria, in un libro. A noi opinione pubblica restano “i commenti dei commenti” della politica, ma a quel punto molti hanno già spento l’audio.
Vediamoi due aspetti fondamentali di questo, purtroppo consueto, itinerario di rimozione delle prime ore, lasciando dunque perdere le paradossali dichiarazioni di un ministro o l’inchiesta sul mancato allarme perché sono aspetti gravi ma contingenti
Il primo: l’ occultamento delle responsabilità prossime. La prima sera Mentana e Giletti (vado a memoria) si scatenano concordemente sull’individuazione della responsabilità: L’Europa! Come se la Unione Europea fosse uno Stato; e infatti subito la Metzolarisponde da Bruxelles : “perché gli Stati d’Europa bloccano a turno ogni ipotesi di nuovi accordi sui migranti?”
Il mattino dopo l’illustre prof. Cardini afferma che le emigrazioni sono nel mondo globale un fenomeno mondiale come la pandemia perciò se ne dovrebbe occupare l’ONU. Fortunatamente non c’è ancora un organismo interspaziale identificato, altrimenti sarebbe sicuramente tirato in causa.
Insieme all’Europa come colpevoli ci sono ovviamente gli scafisti. Come dire che il traffico illegale è la causa del naufragio dei migranti; come dire che fermando il pusher all’angolo di strada stai sconfiggendo i cartelli criminali.
In 24 ore ci sono due responsabili sul tavolo degli imputati: uno lontanissimo (l’Europa, l’ONU) e uno (gli scafisti) che, guarda caso, abbiamo già arrestato. Nessun problema dunque: si può ricominciare tutto come prima.
Intendiamoci: è vera la critica agli Stati europei, vera l’accusa agli scafisti (spesso si tratta di profughi che pagano meno il viaggio) ma in meno di 24 ore abbiamo deciso che la responsabilità sul tema migrazione non è anche nostra cioè di noi italiani , monzesi. In questi anni ho visto questo meccanismo decine di volte nei confronti degli stranieri , mai una corresponsabilità.
Il secondo meccanismo parlare senza conoscere. Il giorno dopo un ascoltatore interviene : “non è vero che quella famiglia afgana ha pagato 7000 euro, perché se li avesse avuti davvero sarebbero potuti venire tranquillamente con altri mezzi“.
E’ un dubbio legittimo (cui nessuno ha risposto in trasmissione) per un italiano che col suo passaporto può girare (quasi) tutto il pianeta, ma che non sa che abbiamo creato un sistema internazionale dove la maggior parte degli uomini e delle donne non hanno diritto a spostarsi. I paesi “sfortunati” hanno dei passaporti che danno l’accesso a pochi altri paesi (sfortunati anche loro). Quella famiglia non ha nessuna possibilità di andare in una aeroporto e scendere a Roma, anche se può pagarsi il viaggio .
QUINDI:
Dire tutta la verità e non solo una parte è compito della informazione che pone le basi degli orientamenti individuali e collettivi. La informazione può essere manipolatoria ma anche educativa.
O è una cosa o è l’altra. Facciamo esempi. Basterebbe che i tg invece di informarci solo dei salvataggi delle ONG ci dicessero ogni giorno per una settimana quanti sono gli sbarchi di quella giornata (in media ne abbiamo 250-300 al giorno. 15.000 nei primi due mesi del 2023 (dati ufficiali Ministero).
In media il 50% è soccorso dalla Guardia Costiera o dalla Marina Militare. L’altra metà arriva da solo cioè ce la fa e viene identificato dopo lo sbarco, o è tratto in salvo da navi commerciali (che il Ministero ovviamente non destina ad un porto diverso da quello previsto).
Solo il 10% è tratto in salvo da ONG. Idem sulla presenza di stranieri e rifugiati in Europa dove l’Italia non è ai primi posti, anzi è sotto la media europea, nonostante sia tra i primi paesi per arrivi dal mare, ma non esiste soltanto la via dell’acqua.
Ricordare questo nella normale informazione farebbe scendere il vittimismo italiano che cerca in altri le responsabilità. Infine i dati sul potere dei passaporti e sulla mobilità delle persone. Nel mondo globale abbiamo visto in questi anni muoversi vorticosamente e progressivamente prima le informazioni, poi i soldi, poi le merci. Solo le persone devono restare ferme?
Fare tutto il possibile e non aspettare il meglio
Alcune cose da fare come Pese e territorio. Ad esempio Semplificare una normativa spesso punitiva nei confronti dei cittadini stranieri in particolare riguardo ai tempi della autorizzazioni e dei riconoscimenti, della cittadinanza ma anche del semplice certificato di residenza.
Col decreto semplificazioni anche gli enti locali e le autorità locali (Prefettura, Asst …) possono accordarsi su procedure migliori. Tutti coloro che lavorano agli sportelli di enti pubblici e privati farebbero decine di esempi di cambiamenti possibili subito.
Attivare percorsi sicuri di entrata e cioè ampliare i permessi umanitari e i percorsi legali per entrare In Italia. Se chiedete ad una colf o a una badante extra Ue vi dirà come è entrata in Italia: non per via legale ma con un permesso turistico e per un periodo è rimasta in clandestinità. Una bella cosa sarebbe abolire il reato stesso di clandestinità che punisce una condizione di vita astratta senza che ci siano comportamenti concreti penalmente rilevanti ( occupare, rubare..). E’ un reato ideologico di altri tempi.
Il governo non ha una politica migratoria.
Nemmeno i precedenti governi l’avevano; Mare Nostrum di Letta era una politica solo umanitaria, quella di Minniti con la Libia solo sicuritaria. Alcuni governi (Draghi) sono semplicemente stati in silenzio.
Invece l’attuale governo attira l’attenzione sulle proprie inadeguatezze. Dice di avere una politica migratoriae invece svia dal tema con i decreti per le Ong.
I nostri decreti flussi (in teoria il canale legale per entrare con un lavoro in Italia) riguardano numeri troppo piccoli, categorie troppo ristrette e poi funzionano male.
Perché Francia e Germania danno i permessi di lavoro in 20 e 30 giorni e noi in mesi scoraggiando aziende e lavoratori? La politica migratoria è certo una politica sociale, ma deve collegarsi ad una coerente politica demografica e a quella del lavoro senza le quali è solo assistenza, solo un costo e non un investimento.
Abbiamo bisogno di lavoratori stranieri da subito. A causa della crisi demografica per circa 15-20 anni non abbiamo nessuna possibilità che gli italiani coprano l’offerta di lavoro; le associazioni di impresa hanno preso un po’ di coraggio e cominciano a dirlo.
Meloni dall’India ha detto che far entrare lavoratori stranieri vorrebbe dire abbassare i salari di tutti: indirettamente e inadeguatamente ha ammesso che occorre fare una politica del lavoro e dei salari. È un primo passo.
30 anni fa gli italiani erano (nelle statistiche) il popolo più accogliente di Europa. Oggi è il contrario: il nostro paese conosceva l’emigrazione all’estero ma non quella dall’estero in Italia.
Ogni novità crea paura. Sta a ognuno non alimentare i timori, ma trovare le soluzioni ai problemi. Non parliamo più di accoglienza si o no ma di come integrare e includere dignitosamente lavoratori e famiglie straniere.