di Giacomo Laviosa
“I fucili rimasero in silenzio senza disturbare la notte. Parlammo, cantammo, ridemmo e a Natale giocammo a calcio insieme, nel fango della terra di nessuno”.
24 dicembre 1914. A distanza di un secolo non si ricorda guerra più terribile del primo conflitto mondiale. Nei quattro anni tra il 1914 e il 1918 rimasero uccisi o feriti più di 25 milioni di persone. Ciononostante ci furono imprevisti momenti di gioia e speranza tra le trincee delle Fiandre e in Francia, e uno dei più memorabili avvenne nel primo Natale di guerra; poche ore durante le quali gli uomini di entrambi gli schieramenti sul fronte occidentale lasciarono le armi, uscirono dalle loro trincee e condivisero cibo, canti natalizi e scambi di auguri.
“Vieni fuori soldato inglese; vieni qui con noi.” Per pochi attimi fummo cauti, e non rispondemmo. Gli ufficiali per paura di una trappola ordinarono ai soldati di stare in silenzio. Ma dalla linea di trincea si sentì qualcuno rispondere agli auguri. Come potevamo resistere dall’augurarci a vicenda un buon Natale, anche se ci saremmo di lì a poco trovati a scontrarci a morte? Così avviammo una conversazione con i tedeschi, sempre con i fucili pronti. Sangue e pace, ostilità e fratellanza, il più straordinario paradosso della guerra. La notte virava all’alba, una notte resa più accettabile dalle canzoni provenienti dalle trincee tedesche, dalle cornamuse e dalle risate tra di noi e dai canti di natale. Non un solo colpo fu sparato. (Soldato inglese Frederick Heath)
“Noi siamo Sassoni, voi siete Anglo-Sassoni,” gridò un tedesco. “Perché combattiamo?”
Poco dopo un soldato scozzese si presentò con un pallone che venne fuori dal nulla e pochi minuti dopo iniziò un vero e proprio incontro di calcio. Gli scozzesi delimitarono la propria porta con i loro pittoreschi elmetti e noi facemmo lo stesso con i nostri.
Era tutt’altro che facile giocare sul terreno ghiacciato, ma continuammo cercando di seguire le regole, nonostante l’incontro durasse solo un’ora e non ci fosse alcun arbitro. La gran parte dei passaggi e tiri si perdeva lontano, ma tutti i calciatori improvvisati, anche se stanchi, giocarono fino all’ultimo con grandissimo entusiasmo. (Johannes Niemann, tenente dell’esercito tedesco)
La guerra continuò e non ci furono più tregue fino all’armistizio del novembre 1918. Molti, probabilmente la maggioranza delle migliaia di uomini che celebrarono insieme il natale del 1914 non sarebbero sopravvissuti per vedere il ritorno alla pace. Ma per quelli che ce l’hanno fatta, la tregua di natale è rimasta qualcosa che non avrebbero mai più dimenticato.