L’arte si fa ambasciatrice dei diritti umani

di Francesca Radaelli

Riflettere sui diritti umani attraverso l’arte. E proporre al pubblico l’arte contemporanea con forme di fruizione immersive e coinvolgenti. Questo l’obiettivo della mostra “Progetto Genesi. Arte e Diritti Umani”, ospitata nelle sale di Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno dal 28 settembre al 1° dicembre, parte di un’iniziativa culturale di respiro internazionale che fa tappa anche nel comune brianzolo. Si tratta infatti di un evento espositivo ed educativo itinerante, giunto alla terza edizione, ideato e curato da Ilaria Bernardi per l’Associazione Genesi di Letizia Moratti. In mostra opere d’arte contemporanea di artisti di tutto il mondo che riflettono sulle urgenti, complesse e spesso drammatiche questioni culturali, ambientali, sociali e politiche del mondo di oggi, attraverso pittura, scultura, fotografia, video, installazioni.

Al centro Letizia Moratti, presidente Associazione Genesi, al momento dell’inaugurazione della mostra il 28 settembre, alla sua destra il sindaco di Cesano Maderno Gianpiero Bocca e l’assessora alla Cultura Martina Morazzi, alla sua sinistra il capitano Sebastiano Ciancimino e il vicesindaco Francesco Romeo

Il programma educativo

La particolarità del progetto sta nell’attenzione al programma educativo, promosso contestualmente alla mostra e volto a promuovere modalità di avvicinamento all’opera d’arte basate sul coinvolgimento emotivo del visitatore. L’organizzazione delle attività educative è curata dalle Associazioni Laboratorio del cittadino APS e Genesi con Università Cattolica del Sacro Cuore, FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, Gariwo, la foresta dei Giusti, e RFK Human Rights Italia e prevede a Cesano Maderno visite guidate e workshop gratuiti, in presenza presso Palazzo Arese Borromeo.

Ogni domenica alle 10.30 e alle 16.30 con il normale biglietto di visita del Palazzo (5€ intero, 3€ ridotto, gratuito con “abbonamento musei”) è possibile svolgere una visita guidata con workshop focalizzata sulla mostra. I visitatori, guidati da un operatore appositamente formato, potranno sperimentare metodi immersivi e multisensoriali di visita alla mostra e si metteranno in gioco dialogando tra di loro e sperimentando insieme piccole pratiche laboratoriali.

La mostra nasce anche per stimolare la riflessione su temi di attualità nelle nuove generazioni: alle scuole è offerta la possibilità di prenotare una visita speciale scrivendo a [email protected]. Al momento sono oltre 50 le classi brianzole che hanno raccolto l’invito, per un totale di 1500 studenti che visiteranno la mostra e si metteranno alla prova con i workshop e i laboratori ad essa correlati.

Il progetto espositivo

La Collezione Genesi include sia artisti affermati, che hanno già esposto in importanti musei e rassegne internazionali, sia artisti giovani e ancora poco conosciuti in Europa. Provengono da numerosi Paesi del mondo, molti da paesi non occidentali, con particolare attenzione ai territori che vivono o hanno vissuto situazioni problematiche legate ai diritti umani.

La mostra a Palazzo Arese Borromeo è suddivisa nelle sei sezioni tematiche nelle quali la Collezione Genesi si è sviluppata fin dal suo inizio: La memoria di un popolo, in cui la storia di ogni comunità diventa elemento identitario fondamentale; Un’identità multiculturale, in cui si apre al dialogo e allo scambio tra culture; Le vittime del Potere, che denuncia le violenze perpetrate o tollerate, in alcune aree del mondo, dagli stessi governi sui propri cittadini; Il colore della pelle, sui pregiudizi e le ingiustizie che colpiscono le persone sulla base del colore della pelle negli Stati Uniti; La condizione femminile, che focalizza il ruolo della donna all’interno di differenti contesti storici e geografici; La tutela dell’ambiente, in cui si riflette sui danni causati dalle attività umane all’ecosistema e l’urgenza di preservare l’equilibrio tra umano e natura mediante uno sviluppo sostenibile.

Una delle sale del Palazzo Arese Borromeo con l’allestimento della mostra

Le opere

L’esposizione è multiforme, le opere sono realizzate con le tecniche più diverse e spesso la scelta stessa dei materiali è densa di significato. È il caso dell’opera For, In your tongue, I cannot fit , dell’artista indiana Shilpa Gupta, che fa parte di una serie di lavori dallo stesso titolo, dedicati a cento tra scrittori, poeti, pensatori, di ogni epoca e provenienza, che, per i loro pensieri, sono stati vittime di carcerazioni, persecuzioni, esecuzioni, censure. Si presenta come una libreria in legno dotata di lampadine che illuminano alcuni libri realizzati con lo stesso metallo con cui sono prodotti i fucili dell’esercito indiano. Si ispira a Imadaddin Nasimi, poeta turco di lingua azera vissuto tra la metà del XIV secolo e i primi anni del XV e condannato a morte dalle autorità religiose per le sue idee considerate blasfeme.

Shilpa Gupta (Mumbai, India, 1976). For, In your tongue, I cannot fit, 2019. Legno, metallo, lampadine, vetro, 200 x 178 x 40 cm. Ed. 3/5 di un’edizione di 5. Ph.: Ela Bialkowska, OKNO Studio. Courtesy Shilpa Gupta e GALLERIA CONTINUA

Un altro esempio è In a Place Yet Unknown, un arazzo, realizzato da Otobong Nkanga, originario del Niger, che riporta una poesia dell’artista sulla trasformazione. La parte inferiore dell’arazzo è immersa nell’inchiostro nero, contenuto in una piccola vasca in metallo: filtrando nel tessuto dell’arazzo, l’inchiostro cambia gradualmente il suo colore e rende man mano invisibile la poesia lì intessuta. Il processo di trasformazione materiale dell’arazzo diventa così metafora dei continui processi di trasformazione di ogni società, capace di generare dalla decadenza nuove forme di vita.

Otobong Nkanga (Kano, Niger, 1974), In a Place Yet Unknown, 2017. Tessuto, serbatoio in metallo, inchiostro, tintura, 266 x 180 cm. Ed. 1/4 di un’edizione di 4. Ph.: Courtesy Otobong Nkanga e Mendes Wood DM, São Paulo, Brussels, New York

 

La condizione femminile e l’opera di Shirin Neshat

Tra le sei sezioni, particolarmente rilevante è quella dedicata alla condizione femminile. Essa costituisce il filo rosso delle quattro tappe di Progetto Genesi nel 2024 (a Gubbio, a Pavia, a Torino e ora a Cesano Maderno), nelle quali un focus è stato dedicato a quattro differenti artiste donne: Simone Fattal, Monica Bonvicini, Binta Diaw e, a Cesano Maderno, Shirin Neshat.

Quest’ultima è un’artista iraniana che indaga la dimensione femminile nelle società islamiche contemporanee, in particolare in quella iraniana da cui proviene. L’opera esposta a Cesano appartiene alla serie Women of Allah , una serie fotografica realizzata tra il 1993 e il 1997, attraverso cui l’artista indaga la complessità della dimensione femminile in Iran dopo la rivoluzione islamica avvenuta nel 1978-1979. Nelle fotografie sono ritratte donne iraniane velate che spesso imbracciano armi da fuoco. Da un lato sottomesse alle restrizioni imposte dai rigidi dettami religiosi (l’obbligo del chador), dall’altro la condizione opposta che le vuole responsabili, partecipi e guerriere (si veda la presenza dei fucili). Le poche porzioni di pelle lasciate scoperte dallo chador sono ricoperte da stralci di testi in lingua farsi, i cui contenuti variano da soggetti religiosi a profani, fino a esplorare le sfere dell’intimità, della sessualità, del femminismo.

Shirin Neshat (Qazvin, Iran, 1957), Stories of Martyrdom (Women of Allah series), 1994. Stampa RC e inchiostro, 121,41 x 81,53 cm. Ed.1/3 di un’edizione di 3. Ph.: Copyright Shirin Neshat. Courtesy Shirin Neshat e Gladstone Gallery, New York e Brussels

In occasione della mostra il Palazzo apre tutti i giorni con orario 10-13 e 15-18 in settimana e 10-13 e 15-19 nel weekend.

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