Le Aquile Randagie e l’importanza di scegliere. Sempre.

 di Francesca Radaelli

Una storia di “Resistenza” poco conosciuta, quella della Aquile Randagie. E una riflessione sull’attualità della guerra, sull’educazione dei più giovani e sulla responsabilità di scegliere di fronte agli eventi della Storia.

Questi gli ingredienti della serata organizzata lo scorso 27 aprile al Teatro Villoresi di Monza, con il patrocinio del Comune, da una serie di enti e associazioni legate al mondo cattolico e dello scoutismo – Centro di Documentazione Alberto e Filippo Bolognesi (CeDOC), Agesci, Masci, Centro e Fondazione Baden, Eskenosen, Carrobiolo – oltre che dall’Anpi Monza. Una serata con cui si è concluso il fitto programma monzese di celebrazioni e iniziative legate alla festa nazionale del 25 aprile, alla memoria della Resistenza e della Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo.

Da sinistra: Paolo Pilotto, Roberto D’Alessio, Emanuela Manco

Giorni caratterizzati da un clima di “serenità” nella città di Monza, pur in un panorama nazionale che è stato contraddistinto da una maggiore “confusione” rispetto alle celebrazioni della giornata Liberazione. Lo ha sottolineato il sindaco Paolo Pilotto, salito sul palco in apertura della serata insieme alla presidente di Anpi Monza Emanuela Manco. Presentando la serata, Roberto D’Alessio del Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani) ha invitato il pubblico a interrogarsi sulle tre parole scelte come titolo: “Credere, disobbedire, resistere”. “Credere a chi? Disobbedire a che cosa? Resistere per quanto tempo?”.

Roberto D’Alessio e Emanuela Manco

“Aquile Randagie”: una storia appassionante sul palco del Villoresi

Domande a cui le Aquile Randagie, protagoniste dello spettacolo teatrale andato in scena nella prima parte parte della serata, hanno dato la loro personale risposta. A portare sul palco la loro storia è stato l’attore e capo scout Alex Cendron, che ha fatto rivivere al pubblico presente in sala le avventure di questo gruppo scout “segreto” che, anche dopo lo scioglimento ufficiale degli scout italiani deciso da Mussolini nel 1928, continuò a portare avanti in segreto l’attività educativa dello scoutismo, sul territorio milanese e lombardo, organizzando campi nell’isolata Val Codera.

Alex Cendron in un momento dello spettacolo

E con l’occupazione nazifascista durante la seconda guerra mondiale, dopo l’8 settembre 1943, si attivarono, attraverso la rete clandestina “Oscar”, per aiutare ebrei e ricercati a fuggire dal regime della Repubblica di Salò e a scampare alla deportazione nei lager. Come nel caso del piccolo Gabriele, un bambino di soli quattro anni destinato ai campi di concentramento perché ebreo. Due Aquile Randagie, Kelly e Baden, riuscirono a salvarlo in modo rocambolesco, organizzando un rapimento nell’ospedale in cui il bambino era ricoverato per una finta appendicite.

Domenico Quirico: la guerra totale e la responsabilità di scegliere

Una storia che il pubblico ha seguito con il fiato sospeso e che ha dato origine, nella seconda parte della serata, a una riflessione sull’attualità della Resistenza, della lotta per la libertà e della partecipazione dei più giovani, e di tutti noi, alla Storia. Una riflessione resa più intensa da un ospite d’eccezione: il giornalista Domenico Quirico, inviato di guerra e autore del libro “Guerra totale” ma anche di un’opera destinata ai ragazzi “Quando il cielo non fa più paura. Le storie della guerra per raccontare la pace”. Con lui il pedagogista Mino Spreafico ha dialogato sulla guerra e sull’educazione dei più giovani.

Da sinistra: Domenico Quirico, Mino Spreafico e Alex Cendron dialogano al termine dello spettacolo

“Se il Novecento è stato il secolo dei totalitarismi, il Terzo Millennio si è aperto sicuramente in continuità con l’epoca precedente per quanto riguarda il perdurare delle guerre”, ha detto Domenico Quirico. “L’Europa “della pace” ha visto la guerra tornare, prima nei Balcani e ora in Ucraina. In questo scenario, l’elemento di continuità e attualità che individuo nella Resistenza rispetto alla situazione di oggi è il tema della scelta. “Resistenza” non è solo una parola astratta, la Resistenza sono coloro che la hanno fatta. E l’hanno fatta coloro che hanno scelto, in quel momento storico di “disobbedire”. La lezione di chi scelse nel 1943 è proprio questa: continuare a scegliere di fronte alla Storia. Nel confronto tra ognuno di noi e la Storia”.

Andare oltre l’indifferenza: da spettatori ad attori

Una scelta che oggi appare complicata dal fatto che spesso viviamo da spettatori le guerre che devastano il mondo: “Agli ucraini diciamo “siamo con voi”, ma non è vero. Noi siamo spettatori, alimentiamo la loro tragedia con i nostri armamenti, ma la guardiamo dall’esterno. L’indifferenza è il veleno del nostro tempo. E ci stiamo abituando a guardare in questo modo, da spettatori indifferenti, tutto ciò che avviene fuori dal nostro “superattico” con vista sul mondo. Invece ciò che sta accadendo in Ucraina è l’evento più pericoloso dalla fine della seconda guerra mondiale: dopo il 24 febbraio 2022 il mondo globalizzato è morto. Invadendo l’Ucraina Putin lo ha assassinato”.

E rispetto all’educazione dei più piccoli: “Non parlare ai bambini della guerra, fingere che non esista, è un crimine pedagogico! Bisogna metterli subito di fronte alla realtà e alla necessità di scegliere di fronte alla storia del nostro tempo”.

“Il difficile è scegliere adesso”, riflette Alex Cendron, commentando la storia delle Aquile Randagie che ha portato in scena poco prima. “Bisogna capire dov’è il bene e il giusto, il rischio di sbagliare c’è. Personalmente mi sono trovato di fronte a un vero e proprio corto circuito preparando lo spettacolo: ho iniziato a documentarmi guardando le immagini in bianco e nero della seconda guerra mondiale, poi a un certo punto, con la guerra in Ucraina, ho visto in tv le stesse immagini, a colori. Sempre da spettatore”.

Come smettere di essere solo spettatori della Storia? Una via sembra indicarla Mino Spreafico, in conclusione: “Una serata come questa è un’occasione importante, per tutti noi, dal punto di vista pedagogico. Un’occasione per apprendere, riflettere, auto-formarci. Un primo passo per uscire dall’indifferenza e farci coinvolgere. Solo così possiamo coinvolgere le nuove generazioni: agendo noi stessi per primi”.

Trasformare degli “spettatori” in “attori”: il teatro a volte può fare anche questo.

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