Con Sommerso di Antonello Sala il riferimento è all’insabbiamento della conoscenza in un tempo che, paradossalmente, potrebbe offrire in tal senso strumenti illimitati. Si mettono così in crisi le apparenze, il conformismo del pensiero, per mostrare anche l’altra faccia della medaglia: l’impoverimento civico, etico di cui tutti siamo, al tempo stesso, vittime e carnefici.
Lo spettatore ha la percezione della sagoma delle anfore poste sul fondo del canale, contenitori che qui non contengono e che danno vita a una riflessione sul tema dello spreco dell’acqua quanto mai attuale. Il rimando è a un’antica favola africana, in cui un contadino porta l’acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore, legate alla groppa dell’asino. Una delle due, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perde acqua. Ma l’inutilità della seconda è solo apparente, perché la perdita d’acqua, durante il cammino, aiuta ad annaffiare la terra e a renderla produttiva.