di Vladislav Karaneuski
Nella fase finale del banchetto di Agatone, i convitati, tra cui anche Aristofane e Socrate, decidono di discutere tra loro sulla questione dell’amore, i suoi significati, i suoi effetti e le sue origini.
Aristofane dà una versione dell’origine dell’amore molto affascinate, sicuramente degna di nota. Secondo lui in principio vi erano tre sessi: l’uomo, la donna e l’androgino, che non è altro che l’insieme dei primi due. Infatti uomo e donna erano uniti e avevano forme ben diverse: dorso e fianchi formavano un cerchio ininterrotto, quattro erano le gambe, quattro erano le mani e due erano i volti.

Però questi esseri osarono sfidare gli Dei. Infatti tentarono una scalata verso il cielo, proprio per compiere violenza verso le divinità. Fu così che Zeus si infuriò e decise di punirli. Non poteva però uccidere gli uomini, perchè non avrebbe avuto più nessuno che adorasse lui e gli altri Dei. Dopo lunghi ripensamenti decise così: “Eh! Ho trovato, mi pare, il sistema! In tal modo uomini ce ne saranno pur sempre, ma nello stesso tempo, fatti più deboli, quella loro sfrontata insolenza avrà un limite. Ora, mi metterò a tagliare in due ciascun uomo (…)“.
Così, quelle forme che si completavano a vicenda vennero divise in due metà, destinate per tutta la vita a cercarsi e in rari casi a ritrovarsi. Così nasceva l’amore, ossia la ricerca di quella metà che in origine ci è stata tolta e la cui mancanza non ci fa vivere in una condizione di completezza.
Ma per citare Platone: “Ecco dunque, da un’origine così remota è innato nell’uomo il reciproco amore. Amore riconduce all’antica condizione: cerca di far uno ciò che è due; cerca di mendicar così l’umana natura. In conseguenza, ciascuno di noi è un pezzo solo, la metà dell’uomo intero: un uomo diviso come le sogliole. Era uno e ora sono due. E ciascuno perciò continua ad andare in ricerca dell’altra metà che gli corrisponda“.
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