Empatia è un termine che deriva dal greco en- “dentro”, pathos “sentimento”, e coincide con la capacità di comprendere appieno lo stato d’animo altrui. Empathy Garden, uno dei tredici giardini presenti a Orticolario, riesce a fare proprio questo: interpreta ed elabora cambiamenti atmosferici, coglie variazioni di carattere fisiologico, come l’incremento della gittata cardiaca.
Questo orto interattivo, nasce dall’esperienza di st. Horto, il primo progetto dell’architetto Federico Giacomarra (in collaborazione con OFL Architecture). St. Horto è stato vincitore di Hortocontest, un concorso che prevedeva l’ideazione di un giardino sul tetto di un ex lanificio romano. Successivamente, è stato selezionato dal MoMA di New York per la mostra Cut’n’ Paste, poi pluripremiato come prototipo alla Maker Faire di Roma, nonché vincitore del premio A+ Award di Architizer nella categoria + Sound e del premio Fracta Domus, all’interno della mostra “Atmosfere, percezioni del visibile e dell’invisibile”.
All’interno della manifestazione svoltasi a Villa Erba dal 3 al 5 ottobre, Empathy Garden era racchiuso da un meraviglioso pergolato arricchito da Rattinflora. Come un tesoro pregiato, al centro del padiglione centrale, colpisce per la coesistenza di elementi estremamente razionali con altri armonici, come possono essere i petali di un fiore, senza dimenticare la genialità di realizzazione: mediante sensori specifici è in grado di raccogliere le variazioni climatiche, la percentuale di umidità e di convertire tutto ciò in onde sonore, apprezzabili stando comodamente seduti in giardino o mentre si dedica del tempo alla coltivazione di orticole o fiori, coadiuvando la formazione di un legame empatico con la natura stessa: «Il connubio tra architettura, musica, natura– spiega Giacomarra – nasce dalla necessità di avere chiari i punti di riferimento compositivi, dal desiderio di ricercare innovazione con valore estetico e di forma, ma soprattutto con funzioni nuove che si avvalgono di elementi comunicativi molto forti, come può essere in questo caso la musica. Certamente, è una componente che aiuta nel rendere più semplici elementi tecnologici, come i sensori di umidità e temperatura, è l’elemento magico del giardino, in grado di creare un gioco tra le lunghezze d’onda luminose e sonore».
A Orticolario, Empathy Garden era presente con una rivisitazione del progetto, sviluppato grazie al supporto dell’architetto del paesaggio, Matteo Fogaroli, per la selezione e composizione di specie orticole e floreali, affiancato da Iacopo Sinigaglia, sound designer, nella definizione del paesaggio sonoro, Marco Pesoli per la parte interattiva e Domenico Canzoniero responsabile di iXorto la rete del verde della cittadina comasca. «La disposizione delle fioriere – continua l’architetto – riprende la struttura del padiglione; la tessitura delle travi è stata riconvertita in un disegno nuovo. È così che una struttura estremamente razionale, è stata destabilizzata per ritrovare nuovi equilibri compositivi, insiti nell’anima del giardino stesso».
Matteo Fogaroli ha saputo reinterpretare l’equilibrio tra geometria ed elementi naturali: «Ho basato le mie scelte sul concetto delle onde luminose e sonore. Ho cercato di riportare nella tridimensionalità, ciò che poteva essere la sensazione esercitata da un suono, dal tempo e dallo spazio. Soprattutto è da notare che un giardino estremamente razionale come Empathy Garden è raro da ritrovare oggigiorno, in quanto la moda porta ad affrontare il design del giardino, ricalcando lo stile inglese. Quindi, ho fatto in modo che venisse sfruttata la geometria razionale delle fioriere arricchendole con orticole, che spesso sono poco considerate, come il cavolo cappuccio o il cavolo nero, che hanno una importante valenza estetica, oltre a quella alimentare».
Chiara De Carli