L’eredità di Wilhelm Conrad Röntgen

roentgendi Daniela Zanuso

Ancora una volta dobbiamo dire grazie alla casualità. E’ difatti una combinazione di circostanze apparentemente banali, come il daltonismo del suo scopritore, che porterà ad una della più significative ed importanti rivoluzioni nella scienza e nella medicina.

Si tratta di una scoperta che permetterà di poter vedere attraverso gli oggetti e, soprattutto, dentro il corpo umano.

Il protagonista di tutto questo è Wilhelm Conrad Röntgen, fisico tedesco, nato il 27 marzo 1845 a Lennep, nella regione del Basso Reno.

Fin da giovane rivela un’attitudine alla progettazione e alle invenzioni meccaniche e dopo una laurea in ingegneria, diventa assistente di fisica a Würzburg, dove il suo docente Kundt lo avvia agli studi in laboratorio.

Assistito da validi docenti e ricercatori, Röntgen inizia un importante lavoro di ricerca, diventa professore titolare a Giessen e nel 1888 ottiene la direzione dell’Istituto di fisica di Würzburg.

La svolta è l8 novembre 1895: Röntgen sta lavorando nel suo laboratorio per verificare le teorie dei fisici Heinrich Hertz e Philipp Lenard riguardo ai raggi catodici. Durante i suoi studi, a causa del suo daltonismo, toglie tutte le fonti di luce e oscura completamente la stanza. Dopo aver avvolto il tubo con un foglio di carta nero, si accorge che un altro foglio di carta sul tavolo, dove era scritta la lettera “A” con una soluzione di platinocianuro di bario era luminoso.

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La prima radiogradia di Röntgen: la mano di sua moglie Anna Bertha Ludwig

Il fisico ipotizza che la fluorescenza è causata dall’emissione dei raggi invisibili che escono dal tubo. Dopo aver verificato che altri oggetti formano un’immagine che resta impressa sulla lastra, chiama la moglie, Anna Bertha Ludwig, che fa da cavia al suo esperimento: pone la mano tra il tubo e la lastra. Il risultato è lo scheletro impresso, con tanto di anello al dito: la prima radiografia della storia.

Röntgen scopre in questo modo i raggi X e li chiama così per indicare appunto che i raggi sono “sconosciuti”. Non vuole nemmeno che i raggi prendano il suo nome, così come rifiuterà, per questioni morali, di brevettare la sua scoperta.

La consacrazione avverrà nel 1901, con il Premio Nobel per la fisica che gli fu consegnato con questa motivazione:“In riconoscimento dello straordinario servizio reso per la scoperta delle importanti radiazioni”.

Ci ha lasciato il 10 febbraio 1923 con questa sua meravigliosa eredità.

 

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