L’imperatore Adriano

Adrianoimperatoredi Daniela Zanuso

Gli ultimi anni dell’Imperatore  Adriano, uno dei più grandi ed illuminati imperatori di Roma, furono sconvolti da una grave malattia e dal problema della sua successione. E’ il 25 febbraio del 138 quando l’imperatore Adriano decide di adottare Antonino Pio,  scelto   come suo successore, dopo la morte improvvisa di Lucio, destinato imperatore dallo stesso Adriano. L’imperatore  lo adottò a condizione che lo stesso Antonino Pio adottasse a sua volta, come suoi successori, i giovani Marco Aurelio e Lucio Vero. Antonino si rivelò una scelta fortunata: “Fu un uomo di bell’aspetto e di grande ingegno: equilibrato e nobile aveva un volto che esprimeva compostezza e un’intelligenza fuori del comune” (Dall’Historia Augusta -Vita di Antonino Pio, II).

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Antonino Pio

La storia di questa scelta, ma soprattutto la storia di Adriano è in parte narrata ne  “Le memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar, scrittrice francese nota al grande pubblico soprattutto per i temi esistenzialistici, in particolare quello della morte. La Yourcenar riesce a scrivere un saggio che è al tempo stesso un romanzo e riesce a mostrare tutto il fascino, l’intelligenza, la lungimiranza di un uomo colto, dall’animo  profondo, amante dell’arte e della bellezza.

E’ un racconto, in forma epistolare, al nipote Marco Aurelio, in cui  lo stesso protagonista riflette sulla sua vita, fino al momento in cui la malattia e la vecchiaia lo mettono di fronte all’inesorabilità della morte. Un resoconto tra grandezze, debolezze e desideri, che va nel profondo dell’animo e svela i pensieri più segreti di un grand’uomo, che parla dei suoi eccessi giovanili, dell’ascesa alla carica suprema, dei viaggi e  delle  guerre, degli amori e delle passioni, del senso del dovere e dello Stato e, infine, della devastazione della malattia e dell’angoscia della morte.

Un libro che ci lascia tutta la profondità del suo pensiero, l’apertura intellettuale, le intuizioni profetiche, donandoci  una meditazione spirituale e filosofica attualissima da cui traggo l’ultima splendida frase: “Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più… Cerchiamo d’entrare nella morte a occhi aperti…”

 

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