Lireta, storia di una donna venuta dal mare

di Francesca Radaelli

“A chi viene dal mare” è dedicato Lireta, lo spettacolo diretto da Mario Perrotta e interpretato da Paola Roscioli, in cartellone al Teatro Binario 7  di Monza questo weekend, con repliche alle ore 16 e 21 di oggi. Un monologo intenso tratto dal diario di Lireta Katiaj. E da “altri milioni di diari mai scritti”, dichiarano nella presentazione gli autori dello spettacolo. 

Perchè la forza esemplare della storia di questa donna albanese arrivata in Italia su di un gommone, una donna ovunque e sempre in lotta contro gli “uomini di cartone” che la vorrebbero a loro sottomessa, non può che costituire un archetipo a tutti gli effetti. Storico e universalmente umano.

Quante donne e uomini, negli anni Novanta, sono fuggiti come lei dall’Albania dilaniata dagli spari della guerra civile, verso la speranza che si disegnava nel profilo della costa pugliese, al di là del mare? Una Storia e tante storie di cui ora forse non ci ricordiamo più, in un presente in cui i ‘migranti’ vengono da altre terre e seguono altre rotte.  Storie che fanno parte di un’unica  grande Storia, di fuga e speranza, alimentata dalle singole vite dei milioni di uomini del presente e del passato che hanno abbandonato la propria terra.

E come non pensare alla figura teatrale, anch’essa archetipica, della Medea di Euripide, straniera anche lei, come Lireta, donna forte, orgogliosa e fiera come Lireta, e che come Lireta non teme di tener testa agli uomini?

Eppure, in scena a Monza  in quasi concomitanza con la Giornata Internazionale della Donna,  questo monologo trova non solo nell’esemplarità, ma anche nella ‘singolarità’ della storia di Lireta la sua potente forza comunicativa, amplificata efficacemente dall’intensa e appassionata recitazione di Paola Roscioli, accompagnata dalla chitarra di Piergiacomo Buso e dal contrabbasso di Fabio Uliano Grasselli, 

Non per niente tutto nasce da un diario. Quello, scritto in italiano, con cui Lireta ha partecipato al premio organizzato dall’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve S. Stefano, la Città del diario, dove sono raccolti innumerevoli scritti di persone comuni nei quali si riflette la storia d’Italia. E dove il regista Mario Perrotta di questa storia si è innamorato, costruendovi intorno un articolato progetto teatrale. Chissà cosa avrebbero potuto raccontare quei milioni diari mai scritti. Il diario di Lireta, prima di tutto, racconta la storia di Lireta

Lireta e la sua famiglia composta da dieci persone, cui a tavola se ne aggiungeva sempre un’undicesima, la fame. Lireta e la sua mamma, capace di trasformare, con le parole, il pane in formaggio e, con una risata, di far ridere i figli affamati.

Lireta e suo padre, il primo ‘tiranno’ a cui ribellarsi, che riempie il pavimento di casa dei ciuffi di capelli della moglie e di lividi i propri figli. Ma che è lo stesso padre che al lavoro fa ‘guidare’ la sua ruspa alla figlioletta e che inorgoglisce per i successi di Lireta adolescente a scuola.

Lireta che a sei anni cade dal balcone guadagnandosi la ‘sua’ cicatrice e anche la presenza inattesa del padre vicino a lei, in ospedale. Lireta che scappa con un ‘amico bastardo’ per fuggire dal matrimonio forzato. Lireta che torna in Albania per ascoltare ciò che il padre, in punto di morte, vorrebbe dirle, ma arriva troppo tardi.

E poi Lireta e i suoi amori, spesso sbagliati. Amori che a volte iniziano come finti e poi diventano veri. Uomini a cui Lireta non teme di ribellarsi, di tenere testa così come da bambina teneva testa al padre.

Fino all’ amore più importante. Quello smisurato per la figlia che, nata da appena due mesi, Lireta porta in Italia sul gommone, stringendola al petto sul mare nerissimo fino alla spiaggia. Un viaggio drammatico e inutile, visto che saranno costrette a tornare indietro dalle autorità italiane. La figlia che  deve crescere lontana da lei, in Albania, in attesa che Lireta ottenga il permesso di soggiorno italiano, e da cui lei deve conquistare con fatica la parola  “mamma” . La figlia che Lireta deve difendere dal non amore del padre, che le abbandona per andare a vivere con l’amante italiana.

Lireta e il suo carattere ribelle, passionale. Lireta percorsa da sentimenti a cui Paola Roscioli riesce a dar voce con una teatralità davvero efficace, fatta di cambi di registro e di una lingua che passa fluidamente dall’accento albanese a quello siciliano, utilizzati per la caratterizzazione dei vari personaggi del racconto  e per quella di Lireta stessa, che proprio in Sicilia troverà finalmente una nuova patria e un uomo finalmente in grado di darle amore.

Anche se l’ultimo pensiero del diario di questa donna forte e battagliera, che ha lottato contro tutto e tutti per costruirsi il futuro in un paese straniero, non può che essere rivolto a lei, l’Albania. Amato e odiato simbolo di tutto ciò che lei, Lireta, ha lasciato di là dal mare.

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