Lissone: torna il cineforum con l’Alzheimer Cafè

di Mattia Gelosa

Continuano gli appuntamenti del martedì sera a “Palazzo Terragni” di Lissone, serate di cineforum organizzate dall’Alzheimer Cafè, Aral Onlus e altre associazioni impegnate nel volontariato a favore di persone con disabilità e malattie legate all’invecchiamento.

Martedì 12 gennaio il ciclo è iniziato col bellissimo “Still Alice”, film che racconta di una professoressa di linguistica della Columbia University che scopre di essere afflitta da Alzheimer precoce a soli cinquant’anni. La pellicola, che racconta in modo preciso e senza scadere nel melodrammatico la malattia, è sulle spalle di una strepitosa Julienne Moore, giustamente insignita del premio Oscar 2015 come miglior attrice.

Si prosegue oggi con La famiglia Berliér, film francese transgeneri del 2014: la vicenda ruota attorno all’omonima famiglia del titolo, un nucleo di agricoltori bretoni costituito dai genitori sordomuti, un figlio muto e la giovane Paula, che invece non ha problemi fisici e ha sempre fatto da interprete e ponte tra i suoi parenti e il mondo esterno. Paula, inoltre, scoprirà non solo di saper parlare bene, ma anche di avere incredibili doti canore e inizierà così a tentare la strada del successo, provando con mano quanto essa sia travagliata e difficile.

Tra dramma, commedia e momenti musicali, il film coinvolge fin da subito e dimostra ancora una volta come i francesi siano tra i migliori nel raccontare storie di vita quotidiana e di persone comuni.

Il 26 gennaio grande appuntamento con Mia madre di Nanni Moretti, capolavoro del regista nostrano applauditissimo al 68° Festival di Cannes e vincitore nella rassegna del Premio della Giuria Ecumenica. Moretti, con il suo solito stile disincantato e straniato, racconta le complicazioni della vita di due fratelli alle prese con una madre gravemente malata di cuore. Lui, ingenere, prende un’aspettativa sul lavoro e poi si licenzierà, lei, regista, avrà una crisi creativa a cui si sommeranno problemi con il marito e la figlia.

Infine, il 2 febbraio sarà la volta di A simple life di Ann Hui, opera del 2011 che ha vinto diversi premi alla 68° Mostra del Cinema di Venezia e ha convinto critica e pubblico. Protagonista è Roger Lee, produttore cinematografico che vive letteralmente accudito da un’anziana cameriera. La sua vita cambia quando la donna ha una emiparesi e lui decide di ricambiare le cure ricevute, mettendosi al servizio della donna come fosse la sua vera madre.

Il film, ispirato alla storia vera del produttore Lee, che finanzia di persona il progetto, ha la lucidità tipica del cinema orientale di genere e riesce a mettere sullo schermo semplicemente delle vite, senza costruirvi intorno una storia artificiosa e costruita.

Il nostro invito a partecipare a queste serate è ovviamente caldissimo: il cinema può ancora educare e raccontare il mondo, basta saper scegliere a quali film affidarsi e imparare a cercare oltre le opere di mainstream. La possibilità di partecipare al dibattito successivo, guidato da esperti di cinema e medici, permette di comprendere meglio quanto appena visto e di riflettere su come comportarsi nel caso in cui ci si debba convivere.

Molti ancora pensano che l’arte sia solo divertimento e che il cinema possa aiutare molto poco le persone, che non si rivolga davvero alla vita reale: io dico a queste persone di partecipare a questi incontri e li sfido a non cambiare idea alla fine del ciclo.

 

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