L’Italia non venderà più armi all’Arabia

di Francesca Radaelli

Niente più armi italiane nella guerra in Yemen. La bella notizia è di qualche giorno fa e rischia di passare inosservata in seguito agli ultimi rivolgimenti politici. Eppure merita spazio e attenzione, per la sua portata storica.

Il Governo italiano ha revocato l’export di bombe verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti: “Una decisione”, scrive Amnesty International, “che pone fine – una volta per tutte – alla possibilità che migliaia di ordigni fabbricati in Italia possano colpire strutture civili, causare vittime tra la popolazione o possano contribuire a peggiorare la già grave situazione umanitaria in Yemen”.

Una decisione storica

Per la prima volta nei 30 anni dall’entrata in vigore della Legge 185 del 1990 sull’export di armi, lo scorso 29 gennaio il Governo Conte ha deciso di revocare, e non solo sospendere, le autorizzazioni in corso per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Secondo quanto riportato dalla Rete Italiana Pace e Disarmo  il provvedimento riguarda sei diverse autorizzazioni, che già erano state  sospese con decisione presa a luglio 2019. Tra queste la licenza MAE 45560 rilasciata verso l’Arabia Saudita nel 2016, dopo l’inizio del conflitto, relativa a quasi 20mila bombe aeree della serie MK per un valore di oltre 411 milioni di euro. Si calcola che la revoca per questa sola licenza andrà a cancellare la fornitura di oltre 12.700 ordigni.

Manifestazione per chiedere lo stop alla vendita delle armi usate nella guerra in Yemen

Parlano di una ‘decisione storica’ le organizzazioni che in questi anni si sono battute per la revoca delle licenze. Tra queste ci sono veri e propri punti di riferimento della società civile: Amnesty International Italia, Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro sostenibile, Fondazione Finanza Etica, Medici Senza Frontiere, Movimento dei Focolari, Oxfam Italia, Rete Italiana Pace e Disarmo, Save the Children Italia .

Italia, Ripensaci!

La bella notizia ‘italiana’ arriva dopo quella ‘mondiale’ di qualche settimana prima. Ossia l’annuncio dell’entrata in vigore ufficiale, il 22 gennaio 2021, del Trattato Onu per la Proibizione delle Armi Nucleari. Dopo oltre 70 anni dal loro primo utilizzo, un provvedimento internazionale vieta l’utilizzo e anche il possesso di armamenti nucleari.

Una notizia che lascia però l’amaro in bocca quando si scopre che tra le 86 nazioni che hanno firmato il Trattato non figura l’Italia. Tra gli assenti anche USA, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Pakistan, India, Israele e Corea del Nord.  Secondo un sondaggio condotto nel 2020 da YouGov, l’87% degli italiani sarebbe favorevole all’adesione ma, malgrado numerosi appelli, le autorità italiane hanno deciso di non partecipare al disarmo.

“Italia, ripensaci” è lo slogan della campagna portata avanti dalle associazioni perché il Governo italiano ratifichi il Trattato di messa al bando delle armi nucleari, nell’ambito della campagna internazionale ICAN –International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Premio Nobel per la Pace 2017). Questo è anche il primo dei punti programmatici sottoposti all’attenzione della politica italiana dalla Rete Pace e Disarmo, in occasione del nuovo anno.

Nel frattempo il Governo è cambiato. L’esortazione però è sempre la stessa: “Ripensateci”.

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