Louis Armstrong, “Satchmo”

louis-armstrongdi Giorgia Felici

Nato in uno dei quartieri più poveri di New Orleans, Louis Armstrong (04/08/1901-06/07/1971), crebbe nel fondo della scala sociale per poi innalzarsi, dopo una gioventù difficile, tra le stelle più luminose del firmamento del jazz e della musica in generale. In effetti “Satchmo” (abbreviazione di “Satchelmouth”), come era chiamato per la sua grande bocca, iniziò a suonare giovanissimo la cornetta nelle bande cittadine e sui battelli di New Orleans che facevano la spola lungo il Mississippi, entrando così in contatto con molti diversi generi musicali che furono tutti fonte di ispirazione e confluirono nel suo originalissimo modo di suonare.

Come virtuoso della tromba ebbe uno stile unico e una predisposizione straordinaria per l’improvvisazione melodica, creando il ruolo del solista jazz: al suo talento ed alla sua luminosa personalità si deve molta della popolarità di questo genere e le sue innovazioni sono diventate gli standard per chi è venuto dopo. Anche come cantante esercitò un’enorme influenza grazie a una voce bassa molto caratteristica che sfruttava con la destrezza dell’improvvisatore e attraverso l’uso dello “scat” (ossia l’imitazione di strumenti musicali con la voce e l’uso di sillabe prive di senso dal suono accattivante).

Durante la sua lunga carriera suonò e cantò con i musicisti ed i cantanti più importanti, da Bing Crosby a Billie Holiday, da Duke Ellington a Bessie Smith, ma in particolare fu importante il sodalizio con Ella Fitzgerald.


Restano indimenticabili brani quali: “What a wonderful world”, “Hello! Dolly”, “We have all the time in the world”; e sono numerosi i riconoscimenti durante la carriera e postumi come il  “Grammy Lifetime Achievement Award” concesso dalla Academy of Recording Arts and Sciences per il significativo contributo alla storia della musica.

Il brano Melancholy Blues”, che registrò insieme agli Hot Seven, è stato incluso nel “The Sound of Earth”, il disco d’oro messo a bordo della sonda Voyager e inviato nello spazio interstellare per rappresentare una delle grandi opere dell’umanità.

Eppure, se gli chiedevi cos’è il jazz ti rispondeva: “Cos’è il jazz? Amico, se devi chiederlo, non lo saprai mai!”

 

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