Torsioni e contorsioni. Ritratti e nudi di uomini e donne, amici e parenti, ricchissimi di colore, dal forte impatto emotivo.
Lucian Freud, nato l’8 dicembre 1922, è stato uno dei più importanti pittori del Novecento. La sua era una famiglia della ricca borghesia londinese. Il babbo era un architetto, figlio di Sigmund Freud, entrambi fuggiti dalla Germania e dall’Austria dopo l’ascesa di Hitler.
In questo contesto, cresce il ribelle Lucian che frequenta ottime scuole d’arte, ma anche i bassifondi della capitale, e soprattutto il suo maestro, Cedric Morris. E’ lui che gli insegna a trasferire sulla tela emozioni autentiche e profonde. Per tutta la vita, il nipote di Freud farà propria quella lezione di realismo contemporaneo.
Quando espone per la prima volta, non è ancora finita la Seconda Guerra Mondiale. Siamo nel 1944. Dieci anni dopo rappresenta la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia con Francis Bacon, suo amico e sodale (col quale condivide alcuni temi della sua ricerca), e Ben Nicholson.
In gioventù, si era avvicinato al Surrealismo, un momento breve. Per poi trovare la sua cifra definitiva, quella assolutamente figurativa e realista. Considerava l’astrazione “limitativa”, incapace di trasferire emozioni.
“Voglio che la pittura sia carne” diceva Lucian. Un rigore che ha sempre mantenuto e che gli ha fruttato decine di premi e di riconoscimenti, mostre da Tokyo a New York.
I suoi erano tempi lunghissimi, estenuanti per tutti i modelli che si prestavano per i ritratti: due mogli, amanti, figli, amici e parenti.
Forse un po’ meno estenuanti i tempi di posa per la Regina Elisabetta, immortalata in un ritratto entrato nella storia e pare, apprezzato da Sua Maestà.
Eccessivo nella vita privata, si racconta che avesse avuto una quarantina di figli, ma sicuramente sono una ventina, tra legittimi e non. Eccessive e irraggiungibili le quotazioni delle sue opere come il famoso “Benefits supervisor sleeping” comprato a quota 34 milioni di dollari, nel 2008. O uno dei suoi migliori autoritratti (quello con occhio nero, dopo una lite con un tassista) realizzato negli anni 80 e battuto nel 2010 per 3 milioni di dollari.
L’ultima grande esposizione è a Parigi, al Centre Pompidou ,nel 2010. L’anno dopo, il 21 luglio, muore a 88 anni.
Daniela Annaro
Molto interessante! Un mito! Ha trovato una sua strada e realizzato quel che si era prefisso.