di Giovanni Di Pasquale
«Un giorno sarà possibile mandare messaggi in ogni angolo della terra utilizzando una quantità così piccola di energia, che anche i costi saranno molto bassi». (Marconi, durante la cerimonia per la consegna del Nobel per la fisica, 1909)
Il 12 dicembre di 115 anni fa, Guglielmo Marconi inviava il primo segnale radio oltre oceano. Era il coronamento di studi portati avanti da tempo, con la ferma consapevolezza di poter raggiungere questo straordinario risultato. Nato a Bologna nel 1874, Marconi è uno studente non particolarmente brillante. Si appassiona, invece, al lato sperimentale della scienza e, grazie alla madre irlandese, è capace di leggere in inglese le più importanti riviste scientifiche internazionali. Proprio dalle pubblicazioni di elettrotecnica viene a conoscenza degli esperimenti che lo scienziato H.Hertz sta effettuando con le onde elettromagnetiche, la cui esistenza era stata già ipotizzata da Maxwell pochi anni prima.
Fortemente interessato al metodo di trasmissione dei segnali, Marconi va meditando sulla messa a punto di un sistema decisamente innovativo. Guglielmo comincia i suoi esperimenti durante l’estate del 1894, mosso dalla convinzione di utilizzare queste onde per un “telegrafo senza fili”, cioè per mandare segnali a distanza senza ricorrere ai cavi elettrici. Con le apparecchiature a sua disposizione riesce a trasmettere segnali per qualche decina di metri: ottiene risultati migliori inserendo sia nel circuito emettitore che in quello ricevente la connessione a terra e un filo ‘aereo’, ciò che oggi chiamiamo antenna.
Al 1895 risale l’esperimento del “colpo di fucile”, sparato dal fratello che in questo modo lo informava di aver ricevuto il segnale inviato dalla soffitta della casa di campagna, a Pontecchio, oltre la Collina dei Cappuccini. Era dunque possibile comunicare a distanza senza fili! Per proseguire con i suoi esperimenti Marconi ha adesso bisogno del sostegno della comunità scientifica e delle istituzioni. Gli studiosi sono però scettici: la tesi ufficiale, conseguente alle ricerche di Hertz e Maxwell, prevede che tali onde si propaghino solo in orizzontale e in assenza di ostacoli lungo il cammino. Non trovando appoggi in Italia, Marconi decide di trasferirsi in Inghilterra, dove riesce a trasmettere segnali radio fino a 14 km di distanza.
A Londra, nel marzo 1896 presenta la prima richiesta provvisoria di brevetto, dal titolo “Miglioramenti nella telegrafia e relativi apparati”. Forte delle sue convinzioni e grazie al sostegno di un gruppo di imprenditori locali, Marconi concentra adesso le sue ricerche verso l’oceano Atlantico. Installato nel novembre del 1901 un grande trasmettitore a Poldhu, in Cornovaglia, si imbarca per St. John’s di Terranova, in Nord America, dove si accinge a costruire un sistema per ricevere i messaggi che arriveranno dall’Inghilterra. E’ proprio in questa località che, il 12 dicembre del 1901, avviene la prima comunicazione transoceanica via radio: il messaggio ricevuto era composto da tre punti, la lettera “S” nell’alfabeto Morse.
Con giusta soddisfazione Marconi poteva esultare: contro la tesi prevalente, era riuscito a dimostrare che la curvatura della Terra non costituiva un ostacolo insormontabile per le trasmissioni a grandi distanze. Non era però finita qui. La comunità scientifica, dubbiosa del risultato raggiunto, obiettava che lungo la rotta Atlantica che separa i due luoghi in questione non vi erano ostacoli naturali, in presenza dei quali il segnale non avrebbe potuto andare oltre. Per fugare ogni dubbio il Re Vittorio Emanuele III mette a disposizione di Marconi la nave “Carlo Alberto”: effettuata una lunga crociera nella Manica, nel Baltico, nel Mediterraneo e nell’Atlantico, Marconi prova che le zone continentali e le montagne a ostacolo tra le stazioni telegrafiche non impediscono le comunicazioni: insomma, non vi è distanza sulla terra che non possa essere coperta.
Negli anni a venire Marconi si dedicherà al perfezionamento dei suoi apparati radio e, rientrato in pianta stabile in Italia, nel 1909 riceverà il premio Nobel per la fisica assieme al tedesco Braun. Morirà a Roma nel 1937 non prima di avere ricoperto le cariche di Presidente del CNR e dell’Istituto della Enciclopedia Italiana.