di Francesca Radaelli
“Tutta la letteratura americana moderna discende da un libro di Mark Twain intitolato Huckleberry Finn”, scriveva Ernest Hemingway. E proprio nel romanzo che racconta il viaggio di ‘Huck’, ragazzino ribelle e indomabile, lungo il Mississippi a bordo di una zattera, e in compagnia del nero Jim, si può ritrovare molto dell’infanzia e della giovinezza del suo autore, che nasce ben 180 anni fa, il 30 novembre 1835, nel Missouri schiavista. Il suo nome di battesimo è Samuel Langhorne Clemens, ma il mondo lo conosce come Mark Twain.
A scrivere per i giornali Samuel ha già iniziato da un po’ quando conosce un pilota di battelli e, affascinato da questo mestiere, decide di intraprendere la stessa strada. Ottenuta la licenza per pilotare le imbarcazioni a vapore che viaggiano all’epoca sul fiume Mississippi, proprio da questo mestiere decide di trarre lo pseudonimo con cui firmerà i propri libri. “Mark Twain” sta infatti per “marca due”, cioè “segna due”, ossia il grido che in gergo fluviale era utilizzato per segnalare la profondità del fiume. Agli anni trascorsi come pilota di battello Twain attingerà per molte sue opere, intitolando ‘Vita sul Mississippi’ il libro autobiografico che narra l’esperienza di quei periodi, ma soprattutto rendendo il fiume co-protagonista del già citato ‘Huckleberry Finn’, narrazione delle avventurose peripezie di un piccolo ribelle che pur di non essere adottato, e di conseguenza addomesticato e ‘civilizzato’, mette in scena la propria morte e fugge rapido sul lungo corso d’acqua che attraversa l’America settentrionale.
Se Huck è il ragazzo a cui Twain avrebbe voluto assomigliare, come sostengono alcuni critici, sicuramente nello spirito lo scrittore americano assomiglia non poco al suo personaggio. Se Twain dichiara “Non ho mai lasciato che la scuola interferisse con la mia educazione”, l’educazione del giovane Huck avviene lontano da scuola e da casa, a contatto con furfanti e cercatori d’oro.
Il libro, giudicato poco educativo e messo sotto accusa anche per il linguaggio in cui è scritto, che è quello ruvido e politicamente scorretto della gente che Huck incontra nel suo viaggio nel cuore dell’America profonda, viene messo all’indice in molte biblioteche, ma il suo autore non sembra preoccuparsene troppo se scrivendo al suo editore, commenta così la notizia: “Hanno espulso Huck dalla loro biblioteca come spazzatura. Questo ci farà vendere 25.000 copie di sicuro”. È un umorista irresistibile e dalle battute fulminanti, Mark Twain, e la sua vena ironica si vede non solo nei racconti e nei romanzi, tra cui sono da ricordare anche ‘Tom Sawyer’, ‘Il principe e il povero’, ‘Un americano alla corte di re Artù’, ma anche negli scritti irriverenti verso la religione e la morale: “Non ho pregiudizi di razza, casta o religione”, scrive, “tutto quello che mi importa sapere di un uomo è che sia un essere umano: questo mi basta… non potrebbe essere niente di peggio”.
Negli ultimi anni viene emarginato per essersi espresso apertamente contro l’imperialismo politico degli Stati Uniti, schierandosi contro l’annessione delle Filippine e entrando nella Lega anti-imperialistica americana (di cui faceva parte anche Edgar Lee Masters, altro grande poeta dell’epoca). Dovette affrontare dei dissesti economici e nel 1909 annunciò la propria morte scrivendo: “Sono arrivato con la cometa di Halley nel 1835. Tornerà l’anno prossimo e io me ne andrò con lei”. Così avvenne: il 21 aprile 1910 Mark Twain se ne andò come una cometa, dopo aver illuminato il mondo con i suoi aforismi folgoranti e regalato alla letteratura personaggi indimenticabili.
Francesca Radaelli