di Francesca Radaelli
La stagione teatrale del Manzoni di Monza si è chiusa lo scorso venerdì 9 maggio con il ritorno sul palco di Marta Cuscunà. L’attrice e regista che il pubblico monzese ha imparato a conoscere e apprezzare nel corso degli ultimi mesi – con “Corvidae” lo scorso marzo e “La semplicità ingannata” nel maggio dell’anno scorso – ha portato nel capoluogo brianzolo “E’ bello vivere liberi! – Un progetto di teatro civile per un attrice, 5 burattini e un pupazzo”.
Si tratta del primo spettacolo da lei ideato, che ha debuttato nel 2009 e che racconta la storia di Ondina Peteani, la prima donna che divenne staffetta partigiana, deportata nel campo di concentramento di Auschwitz e morta nel 2003. Era giovanissima quando, a soli 17 anni, entrò nella Resistenza delle brigate comuniste nella Venezia Giulia: l’entusiasmo e la libertà della giovinezza vengono resi benissimo dall’interpretazione di Marta Cuscunà, sola sul palco a dar voce ai diversi personaggi e momenti della vicenda, destreggiandosi magnificamente tra variazioni di toni e mezzi espressivi. Tra questi non mancano i burattini e i pupazzi, tanto amati dall’attrice: vengono utilizzati per narrare episodi particolarmente concitati o drammatici – magistrale la resa della spersonalizzazione all’interno del campo di concentramento, in cui le persone sono pupazzi, completamente in balia dei loro oppressori-burattinai.
La bellezza della libertà è anche questa: uscire dalla gabbia di un unico registro espressivo e spaziare nella varietà di linguaggi poetici. È la libertà, per lo spettatore, di sorridere nei momenti più leggeri dello spettacolo e di commuoversi in quelli più tragici.
Una storia da mantenere viva
A tenere unito tutto c’è lei, la protagonista: Ondina. Giovane donna che entra nella Storia, con la S maiuscola, scegliendo con convinzione di combattere – e rivendicandolo in quanto donna – e di combattere dalla parte giusta, Ondina vive avventure picaresche e traumi terribili che la segneranno per sempre. Per portare in teatro la sua storia Marta Cuscunà ha compiuto una ricerca accuratissima, leggendo le fonti, parlando con i familiari e i testimoni della sua straordinaria vicenda. Rispondendo alle domande del pubblico dopo lo spettacolo – in particolare a quelle dei giovani studenti delle scuole superiori che frequentano il corso di critica teatrale tenuto da Valeria Ottolenghi – l’attrice ha sottolineato proprio la forte attrazione che la vita di Ondina, sua conterranea, ha esercitato su di lei.
Ma è soprattutto merito di Marta se Ondina dal palco può continuare a essere il simbolo di una Resistenza fatta di vitalità e partecipazione, di libertà e di giustizia. Cose di cui oggi il mondo continua ad avere un gran bisogno.