L’odio non serve a niente… Solo l’amore crea!
Sono state le ultime parole di padre Massimiliano Kolbe, prima di morire il 14 agosto 1941 nel campo di sterminio di Auschwitz a seguito di una iniezione di acido fenico, dopo due settimane di agonia per mancanza di acqua e cibo.
Il motivo era stata una rappresaglia da parte dei nazisti come conseguenza della fuga di un prigioniero dal campo. Lui si era offerto di morire in sostituzione di uno dei dieci reclusi scelti e destinati al cosiddetto bunker della fame.
Nasce nel 1894 in un paesino polacco da genitori che gestivano un laboratorio di tessitura. A soli diciotto anni entra nell’Ordine dei Francescani, prosegue a Roma la sua formazione e si laurea di filosofia e in teologia. Durante il suo soggiorno romano contrae purtroppo la tubercolosi che lo tormenterà per il resto della vita.
Al rientro in Polonia crea, nel 1927 , la citta di Niepokalanow (città dell’Immacolata), un convento-città vicino a Varsavia dove i frati vivono secondo la Regola e lavorano per diffondere la parola di Dio e il culto Mariano. Sempre pronto a cogliere il lato positivo delle cose, intuisce l’opportunità di servirsi di tutti i moderni mezzi di comunicazione a sua disposizione. Fonda un giornale, “Il Cavaliere dell’Immacolata” e diventa radioamatore. Parte per il Giappone dove ripete l’esperienza della città dell’Immacolata alla periferia di Nagasaki con il convento-città Mugenzai.
Al suo rientro in Polonia viene arrestato più volte, l’ultima nel febbraio 1941 dalla Gestapo e il regime ordina che sia deportato ad Auschwitz. Diventa il numero 16670 e lavora come gli altri e anche di più, colpevole di essere prete.
Il 20 luglio un prigioniero riesce a fuggire dal blocco 14 del campo, quello di padre Kolbe e, secondo le regole, dieci ebrei dovranno essere uccisi per espiare questa colpa. Un uomo, fra i dieci destinati, viene annientato dal dolore e si mette a gridare.
Padre Kolbe si offre al suo posto, la sua richiesta viene stranamente accettata. I dieci, gettati nel blocco della morte, pian piano muoiono, mentre padre Kolbe continua ad apparire sereno, tanto che Il 14 agosto, dopo giorni di torture impensabili, una endovena pone fine alla sua vita. Viene proclamato santo nel 1982 da Giovanni Paolo II.
E’ stato un martire e un figlio del suo tempo e della sua terra.
Daniela Zanuso