di Francesco A. Bellini
Massimiliano Monteforte, è ex azzurro e ultramaratoneta di caratura internazionale. Ex responsabile top atleti della Maratona di Roma, oggi prepara alle Olimpiadi gli atleti dell’Arma dei Carabinieri. Con l’Associazione Purosangue (del quale è anche ideatore) promuove il running in Italia e nel mondo con progetti solidali.
Da qualche settimana, l’associazione è diventata una società con un proprio portale. Un modo diverso di interpretare il running. Il libro “L’arte di allenare. Respira con gli occhi, corri con la mente” (Purosangue Edizioni) ne racchiude il pensiero.
Lo abbiamo intervistato, ecco cosa ci ha raccontato.
“Come responsabile top atleti della Maratona di Roma, ho avuto modo di incontrare centinaia di atleti di ogni parte del mondo. Una molteplicità di rapporti, anche con enti ed istituzioni differenti, che mi hanno fatto scoprire un mondo solidale”. L’incontro con il kenyota Nico Pannevis (oggi responsabile top atleti di Purosangue) è stato determinante. “Da quell’incontro, dodici anni fa, è nata l’idea di realizzare l’associazione Purosangue per la diffusione del running nel mondo, ed offrire opportunità di lavoro ad alcuni dei ragazzi che alleniamo. La realizzazione, poi, di un training camp in Kenya ci ha permesso di portare in Africa più di 21000 paia di scarpe di running dismesse dagli atleti europei ma ancora utilizzabili da tanti altri”.
Il progetto è cresciuto anno dopo anno, con una chiara impronta filosofica (a ispirare Massimiliano Monteforte è stato l’ikigai giapponese). Il Running sia inteso come occasione per guardare intorno a se stessi e capire qualcosa di più di ogni singolo tratto del nostro percorso non solo sportivo. “La corsa è un gesto semplice che risale alla notte dei tempi – sono le parole di Massimiliano Monteforte – ma anche un momento di rinascita al quale tutti possono aspirare. Svegliarsi alle 5 del mattino per andare ad allenarsi e poi cominciare la giornata può diventare il momento per cercare il riscatto dall’omologazione alla quale siamo condannati. L’armonia e la bellezza di una corsa a perdifiato è la cosa più resiliente che esista in un mondo che tende a farci essere distratti e approssimativi”.
Un insegnamento di vita, un momento di crescita interiore.
“Ogni gara – sostiene Max Monteforte – ti porta ad affrontare una nuova sfida; durante una corsa devi saper superare i cambiamenti e l’incertezza della novità. Cogliere le opportunità latenti in un cambiamento imminente, senza la rigidità delle previsioni e degli schemi preordinati, è un passaggio determinante nella nostra crescita”.
Ma la crescita, dell’atleta come di ognuno di noi, comporta alcuni errori dei quali dobbiamo prendere coscienza. “Anche l’atleta, quando le cose non vanno come se l’aspetta, ha paura del cambiamento. Ciò che fa la differenza è la sua capacità di superare il timore del giudizio degli altri e del pensiero di non saper fare le cose. Dimostrare le proprie doti, senza fingere di essere perfetti. Avere la consapevolezza dei propri limiti, perché ci sarà sempre qualcuno con più qualità di noi. Ma per questo, motivo per fare ancora meglio”.
Un messaggio che Max Monteforte trasmette tutti i giorni ai ragazzi della sua community, la Purosangue Training. “Bisogna trovare in noi quella forza propulsiva che ci fa superare le paure iniziali”. E questo senza perdere di vista la direzione tracciata e mantenendo alta la concentrazione, per affrontare al meglio imprevisti e deviazioni che ogni percorso nasconde. “Le deviazioni dal percorso hanno la loro importanza, ci permettono di prendere coscienza di quanto ci accade. E vivere stupore, sorpresa, indignazione e delusione con il giusto approccio”.
Tutti i giorni a fianco delle persone, Massimiliano Monteforte è coadiuvato da un gruppo di collaboratori presenti in ogni attività della community. “Accompagniamo per mano le persone, amatore e atleta non fa differenza. Io, come coach, li metto in condizione di acquisire quelle attitudini che devono essere alla base del loro impegno nella corsa. Senza sentire la pressione del gruppo e degli avversari, che anzi diventa l’occasione per testarci e migliorarci”. Lo facciamo con impegno e perseveranza, per lavorare tutti i giorni sulla misurazione e preparazione del percorso, superamento delle difficoltà ed abitudine al cambiamento, gestione della sconfitta e di un infortunio.
“Non fa differenza che si tratti di una maratona di un top atleta o della gara dell’amatore che ha iniziato a correre da appena un anno. Se avremo saputo rischiare, affrontare il pericolo, non farci intimidire dalla sconfitta sempre in agguato, qualcosa, come dicono in Kenya, si cristallizzerà in noi. Ricorderemo sempre il particolare momento che abbiamo vissuto. Perché – conclude Massimiliano Monteforte – il percorso più importante è quello che ci portiamo dentro, una volta che l’esperienza è finita. E’ lì che dobbiamo capire cosa abbiamo imparato e ciò che in futuro può essere messo in pratica”.