di Daniela Annaro foto e video di Stefania Sangalli
E’ il 18 luglio 1658. Le truppe francesi, guidate da Francesco I d’Este, duca di Modena, senza difficoltà entrano in Monza e la occupano. In sella ai loro cavalli, saccheggiano case, ma soprattutto chiese: cercano denaro, non sono “timorati di Dio”, ma soldataglia alla mercé di chi li paga.
E’ così che irrompono nell’Oratorio dei Barnabiti di Santa Maria e Agata, dove i religiosi sono raccolti in preghiera. E, in quel momento, accade qualcosa che salva loro la vita, come raccontano i documenti del tempo.
Subito che i nemici entrarono in Collegio fu comandato che i novizi entrassero nel loro Oratorio a fare orazione e fu cosa notabile, che alcuni de nemici tentato diverse volte d’entrare in detto Oratorio (…) si sentirono come respinti, ne poterono fare più un passo dentro l’Oratorio…
Quel fatto è registrato, ufficializzato e raccontato dal Cancelliere, Padre Giacomo Antonio, negli atti del Collegio. Soldati bloccati nei movimenti, resi impotenti, inoffensivi grazie a un intervento inspiegabile razionalmente, un miracolo, un evento entrato nella storia della chiesa monzese di Santa Maria e Agata al Carrobiolo.
Diviso in due parti distinte per materiali e stili (pietra arenaria ,quella più antica, e facciata cinquecentesca, quella più recente), il complesso del Carrobiolo è fondato tra il 1232 e il 1234 dall’Ordine Religioso degli Umiliati. Sorge nello slargo in pieno centro storico, in una graziosa piazzetta dove un tempo sorgeva Porta Carrobiolo, cioè piccolo carrobio, luogo dove passavano e sostavano carri e merci. L’Ordine degli Umiliati è soppresso quando un loro religioso tenta di assassinare l’arcivescovo di Milano, San Carlo Borromeo. E’ il 1571 e il convento e la chiesa sono affidati ai Chierici Regolari di San Paolo, più noti come Padri Barnabiti.
Si tratta di uno dei più antichi Ordini di Chierici della storia delle Chiesa. Nel 1573, i Chierici Regolari di San Paolo decidono di ristrutturare Santa Maria e Sant’Agata, mantenendo il bel campanile romanico e il chiostro. Intervengono, però, sulla facciata e rinnovano gli interni della chiesa, pur rispettandone l’impianto originale a tre navate.
Il 15 giugno 1584, l’arcivescovo di Milano, San Carlo Borromeo consacra l’edificio rinnovato. Sulle pareti, San Carlo forse ammira due opere firmate dal maestro del Caravaggio, Simone Peterzano: Madonna del latte (1580) – la vedete qui sopra- e la pala di Tutti i Santi. In Santa Maria e Sant’ Agata al Carrobiolo è forte il legame tra i Barnabiti e l’arcivescovo Borromeo come testimonia la preziosa tavola Sancti Caroli Donum, opera sulla Passione di Cristo. Tra il XVII e il XVIII secolo, affreschi e tavole di pittori importanti si aggiungono nella decorazione di Santa Maria e Agata al Carrobiolo. Vi lavora un artista, già impegnato nel Duomo di Monza: è il piemontese Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, altresì noto come il Raffaello del Monferrato.
L’Adorazione dei Magi (qui sopra) e l’Adorazione dei Pastori sono a sua firma. Maestri lombardi chiamati a impreziosire gli interni di Santa Maria e Agata al Carrobiolo, ma soprattutto a comunicare, a trasferire la bellezza e il sapere attraverso il sentimento religioso. Un “sapere” che, praticamente dalle origini, caratterizza l’apostolato dei Padri Chierici di San Paolo, più di altri ordini religiosi.
Tanto che non è un caso se nella Biblioteca dei Padri Barnabiti si trovino rari incunaboli, cioè volumi stampati a caratteri mobili tra il XV e il XVI secolo, come per esempio, una copia della Divina Commedia di Dante Alighieri del 1478. Volumi di ieri e di oggi consultabili e a disposizione di tutta la comunità monzese e non.