di Francesca Radaelli
Il 17 febbraio 1673 muore a Parigi Molière. La sera prima aveva recitato sul palco il Malato Immaginario, riuscendo a fatica a portare a termine la rappresentazione. Durante la notte le sue condizioni si aggravarono (era da tempo malato, per davvero, di tubercolosi), finché il grande commediografo si spense definitivamente, tra le braccia di due suore che lo avevano portato a casa. All’epoca gli attori non potevano ricevere l’onore della sepoltura, ma fu il Re Sole in persona a intercedere presso l’arcivescovo e Molière potè essere seppellito nel cimitero di Saint-Eustache, ad una profondità di più di quattro piedi, misura che fissava l’estensione in profondità della terra consacrata. Oggi la tomba del commediografo si trova nel famoso cimitero parigino Père-Lachaise, accanto a quella del celebre autore di favole Jean de La Fontaine.
Considerato il creatore della commedia moderna, Molière nasce nel 1622 a Parigi, figlio di un ricco tappezziere. Il suo nome di battesimo è Jean Baptiste Poquelin, ma diventerà noto al mondo con lo pseudonimo assunto da uomo di teatro. Dopo aver studiato nel prestigioso collegio dei gesuiti di Clermont, decise di rinunciare alla carriera di avvocato, così come alla professione di tappezziere del padre, per dedicare completamente la sua vita al teatro.
Fondò una compagnia di attori, legandosi anche sentimentalmente alla giovane attrice Madeleine Béjar, di cui poi sposerà la figlia. L’iniziativa non andò però a buon fine e Molière fu addirittura imprigionato per debiti a Chatelet.
Ma non si diede per vinto e diede vita a una nuova compagnia itinerante con la quale percorse la provincia recitando farse francesi e rappresentazioni riprese dai comici italiani. Proprio la comicità popolare e la commedia dell’arte sono i punti di partenza per quel rinnovamento del teatro comico che Molière metterà a punto negli anni seguenti.
Nel 1658, a Parigi la compagnia di Molière ottiene di poter lavorare in un teatro stabile, il Petit Bourbon, e quando questo viene demolito, il re Luigi XIV concede l’autorizzazione di utilizzare una sala del Palais Royale. Ed è qui che vengono messe in scena le prime rappresentazioni originali del commediografo. Il primo capolavoro è L’école des femme (la scuola delle mogli) che ridicolizza ogni tipo di gelosia e autoritarismo e per il quale Molière è accusato di immoralità e addirittura aggredito per la strada. Seguono titoli ancora oggi assai celebri e presenti nei cartelloni dei nostri teatri, da Tartufo a Don Giovanni o il convito di pietra, dal Misantropo all’ Avaro al Malato Immaginario.
Osservatore acuto della società del suo tempo, Molière portò sul palcoscenico con spirito critico e irriverente la psicologia e i costumi dei suoi contemporanei. E non fu raro che alcuni nobili francesi, riconoscendosi nei personaggi presenti sul palco, si risentissero non poco. Si racconta, per esempio, che il duca di Montausier, precettore del Delfino di Francia, minacciò di bastonarlo a morte per averlo preso a modello nel creare il personaggio di Alceste, il misantropo, salvo poi cambiare idea e ringraziarlo dell’onore concessogli. Proprio Alceste è una delle figure entrate nella storia del teatro e dell’immaginario culturale di ogni tempo, un personaggio più tragico che comico nella sua fuga dall’ipocrisia della città e nel suo ritirarsi amaramente in campagna, rifiutando ogni contatto umano.
E proprio Alceste e Il misantropo sono al centro di Molière in bicicletta, bellissimo film del 2013 diretto da Philippe Le Guay, con Fabrice Luchini, che mostra proprio come Molière e i suoi personaggi abbiano ancora molto, moltissimo da dire anche oggi, anche a noi.
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