La sua rivoluzione l’ha incominciata in costume da bagno una mattina di sole del 1959. Lui si chiama Moshe Puterman ed un cittadino israeliano, che oggi ha 86 anni, che fin dalla gioventù lotta contro le spiagge a pagamento del suo Paese. Ancora oggi ricorda quel giorno di cinquantasette anni fa quando, insieme a un gruppo di amici, si presentò al lido di Herzliya a nord di Tel Aviv e gli venne chiesto di pagare il biglietto per accedere allo spazio balneare: «Ho detto subito alle guardie municipali che mi sembrava ingiusto dover pagare per uno spazio pubblico, ma non mi hanno ascoltato».
Il giovane Puterman prova a scappare, ma dopo un inseguimento, viene arrestato. Il giudice lo condanna a una multa, ma il ragazzo decide di ricorrere in appello. Grazie alla sua tenacia (e al buon senso del giudice Jacob Gavison che scrisse la seconda sentenza, diventata legge nel 1964), quasi tutte le spiagge israeliane sono oggi ad accesso libero.
Nonostante Moshe sia considerato un nume tutelare dagli ambientalisti, l’uomo continua la sua lotta per non pagare il biglietto per il mare finché anche le ultime spiagge non saranno liberate.
Ilaria Beretta