di Claudia Terragni
Ci sono un sacco di buoni motivi per correre.
Per non perdere il treno, per rincorrere chi ti ha appena rubato la borsa sotto il naso, per andare incontro al tuo ragazzo di ritorno da un lungo viaggio. Per scappare da un pericolo. Per sport, per passione, per soldi.
A volte correre è semplicemente la cosa più naturale del mondo, come per Forrest Gump: “Quel giorno, non so proprio perché decisi di andare a correre un po’, perciò corsi fino alla fine della strada, e una volta lì pensai di correre fino la fine della città, e una volta lì pensai di correre attraverso la contea di Greenbow. Poi mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale correre attraverso il bellissimo stato dell’Alabama, e così feci. Corsi attraverso tutta l’Alabama, e non so perché continuai ad andare. Corsi fino all’oceano e, una volta lì mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale girarmi e continuare a correre. Quando arrivai a un altro oceano, mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui, tanto vale girarmi di nuovo e continuare a correre”.
Forrest non sa bene perché ha iniziato, ma non trova neanche una valida motivazione per fermarsi.
È un po’ così che ha iniziato a correre anche Sarah Etonge. “La regina della montagna”.
I paesaggi che attraversa l’atleta camerunense però sono alquanto diversi dall’Alabama. Sarah Etonge, anno 1967 è diventata celebre per le quattro vittorie consecutive della Mount Cameroon Race of Hope negli anni Novanta.
Il monte Camerun, con i suoi 4.040 metri sul livello del mare, è uno dei più grandi vulcani africani, ancora attivo. Questo imponente massiccio è conosciuto dagli abitanti del luogo come monte Faka o anche “Carro degli Dei”. È un luogo sacro per la popolazione autoctona dei Bakweri, che abita le pendici del “Monte del tuono”.
La Mount Cameroon Race of Hope prevede un tracciato di 38 chilometri. Parte dal villaggio di Buea, a mille metri di altitudine, e si snoda lungo un fianco del monte in sentieri sconnessi che serpeggiano tra la foresta e vecchie colate laviche. Un dislivello di 3.200 metri separa i campioni dall’arrivo. Salite e discese, salite e discese, su un terreno ben diverso da quello delle piste da atletica.
La maratona ha luogo una volta all’anno, e il 27 Febbraio si sono sfidati i corridori dell’edizione 2016. Nonostante i partecipanti siano centinaia, uomini e donne, spesso meno della metà riesce a raggiungere il traguardo. Un anno fa sul podio per la categoria maschile saliva Simplice Ndungeh e per quella femminile Yvonne Ngwaya, aggiudicandosi un premio di 10.000.000 frs (più di 15.000 euro).
Il record di percorrenza maschile è di quattro ore e 15 minuti, quello femminile è di cinque ore e 29 minuti.
Sarah Etonge arriva fino alla cima della montagna almeno una volta alla settimana, come parte del suo programma di allenamento.
L’eroina di questa maratona ha iniziato a correre perché le è venuto naturale. È nata alle pendici del monte in una famiglia di sette fratelli. La grande montagna era ciò che dava loro il necessario per sopravvivere, grazie al duro lavoro del padre che allevava e coltivava la densa terra rossa. La famiglia viveva nel villaggio di Mokunda con la madre e la domenica Sarah accompagnava il padre sulla montagna per aiutarlo.
Sarah corre fin dalla scuola elementare. “Mio padre mi spiegava le tecniche che usava lui per migliorare la sua corsa. Mi piace considerare questa passione come un gene che si tramanda nella mia famiglia: io corro come faceva mio padre, ora anche i miei figli e i miei nipoti amano farlo e partecipano a molte competizioni!”
Non la finì, la scuola elementare. Come spesso capitava in Camerun, Sarah ebbe il primo dei suoi sette figli all’età di 13 anni. La prima volta che partecipò alla Mount Cameroon Race of Hope era il 1992 e ricevette un premio di 15 euro. Fortunatamente insieme alla qualità delle sue prestazioni, è aumento anche l’ammontare del premio. Per una madre single, in Camerun la vita non è facile e tutto ciò che guadagna dalle competizioni lo usa per pagare la scuola dei figli. Nonostante i suoi sforzi deve continuare l’attività nella fattoria del padre per mantenere la sua numerosa famiglia, coltivando piante di taro.
“La maggior parte delle persone corre una gara per vedere chi è il più veloce. Io corro una gara per vedere chi ha più coraggio” diceva Steve Prefontaine, giovane mezzofondista statunitense degli anni Settanta.
Di sicuro Sarah Etonge di coraggio ne ha parecchio.
Lo ha riconosciuto non solo il pubblico africano e internazionale ma anche il governo camerunense che l’ha insignita di più riconoscimenti ufficiali. È proprio a questo coraggio che dedica il suo lavoro la Sarah Etonge Foundation, l’organizzazione no profit di Buea, che interviene nelle situazioni di estremo disagio promuovendo programmi di sport, educazione, salute, diritti delle donne e dei bambini, disabilità, sviluppo della comunità e attività culturali.
Perché il coraggio non teme neanche il Monte del Tuono.