Ci sono città come Messina, in Sicilia, che raramente fanno parlare positivamente di se’ . Solitamente e ci sembra che accada dal lontano 1908, l’anno del catastrofico terremoto che uccise la metà della popolazione, la città ha avuto spazio nelle cronache nazionali dei giornali per eventi negativi, spesso legati a storie di corruzione e mafia. Oggi non è così.
Città lambita da due mari, porto naturale per i naviganti, transito obbligato per millenni tra Oriente e Occidente e baricentro di interessi culturali ed economici nel mezzo del Mediterraneo, dopo trent’anni di attesa Messina ha finalmente il suo grande Museo Interdisciplinare Regionale (MuMe).
Con i capolavori di Caravaggio, Antonello da Messina, Alibrandi, Gagini, Montorsoli – solo per citare i maestri più celebri – Il MuMe, oggi commisurato alla vastità e al prestigio delle sue collezioni civiche e delle centinaia di opere recuperate dalle macerie di chiese e piazze all’indomani del terremoto del 1908, non è solo un contenitore d’arte. Piuttosto un autentico luogo d’identità, uno spazio museale di respiro europeo dove la comunità siciliana (che lo attendeva da tempo) e quella internazionale potrà “sfogliare” la lunga e straordinaria storia bimillenaria di cui Messina è stata protagonista anche nel campo delle arti.
Il Direttore del Museo Regionale di Messina, Caterina Di Giacomo, sottolinea il valore socio-culturale della struttura: “Ventisette secoli di storia della città, dalla fondazione nell’VIII a. C. alle soglie del XX, quando la catastrofe tellurica sembrò annientarla, sono narrati nel nostro spettacolare Museo. Nessuna intenzione di farne un archivio della memoria; piuttosto un trampolino di lancio di quella “Messinanuova”, simbolo della ottimistica proiezione futurista, celebrata con la mostra di avvio della destinazione della storica Filanda, fino allo scorso dicembre sede della permanente, e deputata alla ospitalità di grandi eventi. In questi spazi, appena definiti, trova posto una amplissima selezione di opere e manufatti espressione del patrimonio di Messina, avamposto europeo sul bacino del Mediterraneo, dalle impareggiabili peculiarità cosmopolite.
Di una “opportunità per il riposizionamento di Messina nel panorama culturale ed economico mediterraneo ed europeo” parla Gianfranco Anastasio, Responsabile dei lavori di completamento della struttura, sottolineando come la consegna alla fruizione di tutto il nuovo museo sia un momento storico che conclude un percorso trentennale.
Il Museo Interdisciplinare Regionale di Messina si inserisce in un ampio Parco Museale, che per dimensioni e superfici espositive e operative, si configura come uno dei più grandi del Meridione d’Italia. Ospita circa 750 opere (fra la sezione archeologica, il percorso medievale-moderno e le aree esterne) in un arco temporale che va dalla fondazione della città e fino alle soglie del XX secolo e riunisce la storica collezione civica del Museo Peloritano e le centinaia di reperti architettonici e opere d’arte di chiese ed edifici storici distrutti dal terremoto del 1908 e faticosamente strappati alle macerie. Una parte di queste opere – circa 250 – sono state sempre esposte negli spazi della ex Filanda Mellinghoff, opificio ottocentesco risparmiato dal sisma e destinato per decenni a sede “temporanea” del museo dove, con il sistema della “rotazione”, venivano esposti periodicamente vari pezzi della grande collezione. La Filanda, all’interno del Parco Museale, sarà adesso destinata a mostre ed eventi temporanei anche in regime di art sharing con altre realtà museali come accaduto di recente con il Mart di Rovereto (“L’invenzione futurista”, nel 2015; e “Mediterraneo, luoghi e miti”, nel 2016) e con la Fondazione Musei Civici di Torino.
Il MuMe si estende, complessivamente, su oltre 17.000 mq, nell’area dell’ex monastero di S. Salvatore dei Greci, attorno al quale è stato concepito e progettato negli anni Ottanta.
La struttura architettonica iniziata nel 1984 viene consegnata nel 1995, ma non risulta idonea alla tipologia delle collezioni e i fondi insufficienti e discontinui per la definizione dell’allestimento in rapporto alle superfici di oltre 4700 mq. Negli ultimi anni, con la direzione di Caterina Di Giacomo – affiancata dai dirigenti delle Unità Operative afferenti al Polo Regionale – è stato possibile dare un’accelerazione ai programmi finalizzati alla fruizione della struttura – di fatto mai consegnata alla comunità – definendo interventi di adeguamento tecnologico e completamento dei percorsi espositivi.