Una struttura volutamente severa, firmata dall’architetto James Ingo Freed, conserva e valorizza 12.750 reperti, 49 milioni di documenti, 80.000 fotografie storiche, 1000 ore di filmati, 200.000 registrazioni di sopravvissuti.
Un patrimonio delle memoria. E’ l’United States Holocaust Memorial Museum di Washington, uno dei più importanti Musei del mondo, dedicati a questo tema.
Il pubblico – 30 milioni di persone dal giorno dell’inaugurazione nel 1993 – in silenzio fa la fila per molti metri prima di entrare, poi sceglie, “adotta”, si identifica, in una vittima dell’Olocausto.
All’ingresso centinaia di carte di identità di uomini, donne , bambini ebrei uccisi dai nazisti nei campi di concentramento .
E’ un percorso di passione quello che il visitatore fa, con in mano l’identità di una vittima. Tre piani di storia atroce dal 1933, anno dell’ascesa al potere dei nazisti di Hitler, sino al 1945, anno di Liberazione da parte degli Alleati vincitori della Seconda Guerra Mondiale.
In mezzo, la storia di persecuzione in nome della superiorità ariana, un delirio che ha ucciso ben più di sei milioni di Ebrei, gasati nei campi di sterminio. Al Museo dellOlocausto di Washington collaborano 400 ricercatori di tutte le nazionalità, impegnati a stabilire, tra l’altro, le dimensioni effettive di quella strage. Sarebbero tra i 15 e i 20 milioni gli Ebrei uccisi. Una cifra scioccante. Lo studio è ancora in corso, ma ha già sollevato polemiche, studio ancora non totalmente accolto dalla comunità scientifica.
Un ascensore accompagna il visitatore al quarto piano dell’edificio. La Germania del 1933, la terribile notte dei cristalli, l’ideologia ariana, l’inizio delle persecuzioni nei confronti di Ebrei, Rom, intellettuali e militanti anti nazisti sono ampiamente documentate. A piedi, si scende al terzo piano. Il pubblico è attonito, non commenta, guarda sconcertato documenti, guarda e ascolta i video. C’è silenzio. Qui, su questo piano, si racconta della vita nei ghetti e della “Endoloesung der Judenfrage “, la soluzione finale della questione ebraica.
Un percorso di dolore e di follia: la ricostruzione è molto dettagliata, un viaggio negli inferi della malvagità umana.
Il secondo ed ultimo piano racconta della liberazione dei campi di concentramento, con la sconfitta della Germania nazista ad opera delle Forze Alleate. Le testimonianze dei Sopravvissuti all’Olocausto aggiungono dolore al dolore. Quell’inferno, trova conforto nella grande Sala della Memoria, uno spazio esagonale, vuoto, riempito solo dalla Fiamma Eterna appoggiata da un basamento nero contenente le ceneri provenienti dai campi di concentramento.
Una frase del Deuteronomio 30, 19 aiuta la riflessione: “Veramente io prendo oggi a testimoni i cieli e la terra, che ti ho posto davanti, la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché possa vivere, tu e i tuoi discendenti”.
Daniela Annaro