di Eleonora Ticca
Il 23 aprile 1899 nasce a Pietroburgo Vladimir Nabokov, l’autore del celebre romanzo “Lolita”. La sua vita è stata segnata dalla migrazione: dopo aver lasciato la Russia ha vissuto in Crimea, in Gran Bretagna dove si è laureato all’Università di Cambridge, in Germania ed in Francia.
Negli anni ’40 lascia l’Europa, la sua casa adottiva, per trasferirsi negli Stati Uniti, paese che lo ha accolto e gli ha dato nuovi natali (è stato infatti naturalizzato statunitense). Una vita all’insegna del movimento e della difficoltà di appartenenza: un nostalgico sovietico (i primi romanzi infatti vengono pubblicati in russo, nonostante non sia mai più tornato in terra natale), un cittadino europeo che comincia a farsi conoscere come narratore e critico letterario e infine un celebre romanziere negli Stati Uniti. Non scinderà mai il legame con la Russia,
“La porto sempre con me: la letteratura, la lingua e la mia infanzia russa”
dichiarò in un’intervista alla BBC, né con l’Europa Occidentale, dove tornerà poco prima di morire.
Una vita spezzata tra l’Europa che l’ha cresciuto (e istruito) e l’America che lo ha adottato e lo ha reso celeberrimo. Quest’ambivalenza accompagnerà tutta la sua vita – e la sua produzione letteraria – e sarà la sua cifra distintiva: i primissimi romanzi hanno come tema centrale la nostalgia per la Russia ed il ricordo della madrepatria, composti rigorosamente in russo; trasferitosi in America cambia lingua e soggetto: inizia a raccontare e descrivere la società statunitense e le sue contraddizioni in lingua inglese.
Il libro più celebre di Nabokov è “Lolita”, un romanzo pubblicato nel 1955 che ha affascinato e diviso la critica e che in qualche modo esemplifica la relazione di Nabokov con la letteratura e con l’ambivalenza tra la lingua inglese e quella russa. Nella postfazione – “A proposito di un libro intitolato Lolita” – che accompagna il testo in ogni sua edizione dal 1956 Nabokov si racconta e ci racconta l’epopea di questo romanzo straordinario e cosa significhi per lui: ha cominciato a comporlo in russo nel 1924 per poi abbandonarlo; nel 1949, quando era già negli Stati Uniti,
“il palpito, che non era mai cessato del tutto, cominciò di nuovo a tormentarmi”.
Compone quindi il romanzo che lo renderà famoso in inglese e lo pubblica, dopo vari rifiuti da diverse case editrici, nel 1955 con The Olympia Press.
Nelle ultime righe della postfazione risponde a tutti i critici letterari che hanno provato a leggere tra righe di “Lolita” un tratto autobiografico dicendo che per lui il romanzo è il resoconto della sua storia d’amore con la lingua inglese.
Seduttiva, provocante ma acerba rispetto alla madrelingua russa?