La sera del 20 febbraio 1872 tutta la New York che conta si dà appuntamento al 681 di Fifth Avenue. Apre al pubblico il MET, come poi tutto il mondo lo avrebbe chiamato, cioè il Metropolitan Museum of Art, e, di lì a poco, sarebbe diventato uno dei più importanti musei d’America e del pianeta. Una sede che, nel corso del tempo, è diventata insufficiente, tanto che già nei primi anni del Novecento, il MET acquistò dalla municipalità un terreno sul lato est del Central Park, dove ora sorge la sede permanente, arricchita nel 1926 dalla monumentale facciata di Richard Morris Hunt in stile Beaux-Art.
Oggi, le collezioni vengono esposte su un’area di 180.000 metri quadrati, venti volte in più rispetto alla sede delle origini. Il MET conserva due milioni di pezzi suddivisi in diciannove sezioni. La storia delle civiltà delle immagini è lì. Partita con 174 pezzi, tra cui un sarcofago romano e moltissime tele di provenienza europea, primo direttore un italiano, il conte Luigi Palma di Cesnoia, via via si è ingrandita grazie anche una aggressiva e, a tratti discussa, politica di acquisizioni a partire dagli anni Settanta del Novecento. Vennero rimesse sul mercato opere considerate di grande valore economico, ma meno importanti per la collezione e con i ricavati furono ampliate le raccolte attraverso l’ acquisto di nuovi pezzi.
Il MET, come quasi tutti i musei pubblici del mondo, non produce reddito, vive sugli interessi di enormi capitali lasciati in eredità da magnati dell’industria americana che come spiega lo storico Tomaso Montanari
per legittimarsi e lavarsi la coscienza hanno fatto come Cosimo de’ Medici il Vecchio, cioè si sono detti: “questi soldi tornino a produrre utili sociali in termini culturali”.
Come il Louvre o il British Museum, il Metropolitan è un museo d’arte “enciclopedico”, con sezioni dedicate all’arte Americana, al Medio-Oriente antico, ad armi ed armature, all’arte dell’ Africa, Oceania e delle Americhe, alla moda, a disegni e stampe, all’Antico Egitto, alla pittura, scultura ed arti decorative dell’Europa, all’arte Greca e Romana, all’arte Islamica, a quella Medievale, all’arte moderna e contemporanea, agli strumenti musicali e alla fotografia.
Bellissima la collezione di arte italiana con opere di Sandro Botticelli,Caravaggio, Donatello, Giotto, Michelangelo Buonarroti, Andrea Mantegna, Raffaello, Tiziano solo per citare, in ordine alfabetico, i grandi maestri della nostra pittura.
E, a 155 anni dalla sua fondazione, il museo mette a disposizione liberamente, anche per fini commerciali, 375 immagini della sua collezione. Un ricco patrimonio di file, ora di pubblico dominio, delle opere esposte e custodite al MET che abbraccia tutta la produzione artistica e artigianale della storia umana, dalla preistoria fino ai giorni nostri. Il catalogo comprende anche le opere degli artisti più celebri come i maestri impressionisti francesi come Monet, Renoir, Degas . Un’operazione che avevano già fatto altre prestigiose istituzioni culturali come per esempio, la British Library, anche il Metropolitan Museum of Art dà libero accesso al proprio archivio semplicemente consultando il sito ufficiale metmuseum.org