Naufraghi del tempo

di Enzo Biffi

E allora andiamo avanti un passo. Perché è ben ovvio: ci sarà spazio per un altro passo di vita, di storia, di tutto e per tutti. Non foss’altro che per far passare questo tempo naufragato, lento e colmo di stagnanti pensieri, buona cosa sarebbe approfittarne per inventarne di nuovi e coraggiosi.

Mal che vada, anche sbagliando ogni previsione del futuro, ci assolveremo dal non aver già capito nulla del presente e imparato ancora meno dal passato.

Del resto, soccombere a questo rassegnato realismo, non ci aiuterà a capire di più, ad accettare meglio e nemmanco a cambiare nulla di questo affondamento. Certo servirà un po’ di tempo per sbrogliare le matasse degli stregoni della burocrazia, degli sciamani della finanza violenta e dei fanatici del credo digitale. Ma perché non provarci? Che vogliamo fare? Invecchiare analizzando “a salve” le manovre sbagliate che hanno condotto la nave all’inevitabile deriva?

Si dice: “Che la morte ci trovi vivi” e allora avanti, che forse finalmente è ancora tempo di scoprire nuove rotte per nuove terre.

Giunto a riva e scampato il pericolo, al naufrago superstite non resta che ripartire dall’inizio, con quel che resta di energia e creatività, sfruttando i pensieri e le azioni indotte dalla nuova improvvisa realtà.

Viene utile un tempo nuovo e non è il Chronos degli ingegneri, dei tecnici e nemmeno degli scienziati, ma il Kairos caro ai filosofi, agli artisti, ai pensatori dell’oltre; un tempo in cui lavorare di sottrazione, cercare l’essenziale e soprattutto esercitandosi nell’arte dell’eresia.

Una società ossessionata dall’efficienza e una collettività terrorizzata dalla parola rinuncia, potrebbero perfino sorprendersi, impreparate dal senso di libertà che ne potrebbe risultare.

Ma si sa: la vita ci sorprende quando noi la sorprendiamo e se fosse dunque questa, la nuova verità?

Provando a smontare qualche luogo comune, magari sfidando qualche certezza personale e di sistema, potremmo ingannare il tempo con esercizi un po’ a vanvera.

Aggiustare biciclette vecchie, provare ad ascoltare il silenzio (magari anche il nostro) contraddire qualche piccolo inutile apparato, grattugiare pane con calma, tollerare un intollerante… Insomma cose così, futili e fondamentali, incongruenze spontanee date a piene mani.

Certo, presto la scienza porrà un rimedio. Proprio in questi giorni giungono incoraggianti notizie su un vaccino efficace al 90%, dunque questo porterebbe a concludere che tutto possa in breve tornare come prima. Verrebbe quindi da pensare che non si stava poi così male sulla nave dello sviluppo acritico e che, in fondo, tentare una nuova rotta non sia poi fondamentale.

Il sacrilegio sarebbe non provarci nemmeno, fingere sia solo “pausa tecnica” rifiutando l’evidenza del naufragio, restando sulla riva in attesa del banale, e non scontato, consueto salvataggio.

C’è un tempo nuovo da accettare, da inventare e forse chissà, da ritrovare.

11 novembre 2020

 

 

 

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