di Daniela Annaro
Guardate questo dipinto. E’ firmato da Carlo Mattioli (1911-1994). La tela si intitola “Autoritratto con nipote“, ora è nel Corridoio Vasariano della Galleria degli Uffizi, cioè il più importante museo pubblico italiano. Il riottoso Mattioli, lo straordinario artista che per tutta la vita ha snobbato mercanti e mercato, credendo profondamente nel suo lavoro, entra nella galleria dei ritrattidel “tempio” d’arte fiorentino nel 1982 abbracciando teneramente la nipotina Anna.
Un gesto schietto, veritiero, come la sua pittura. Carlo Ludovico Ragghianti, uno dei massimi teorici e critici d’arte del Novecento, lo definiva così:
“Disturbatore, indipendente, di genio autentico e di risorse proprie”.
Le risorse proprie citate dal coetaneo Ragghianti arrivano da un intenso rapporto con il mondo della poesia, della letteratura, della cultura e dalla sua originale creatività. Carlo nasce a Modena, ma presto la famiglia si sposta a Parma. Segue studi regolari all’Istituto di Belle Arti. La città di Maria Luigi, in quegli anni, ospitava giovani talenti come i poeti Mario Luzi e Attilio Bertolucci, il filologo Oreste Macrì, l’editore Ugo Guanda . Si ritrovavano al Circolo di lettura, raggiunti poi dallo scrittore Giovanni Testori dal critico letterario Cesare Garboli. Insomma, intellettuali che hanno fatto storia a partire dalla seconda metà del Novecento. E in questo contesto, lo schivo e riservato Mattioli produceva le sue tele.
A Fontanellato, nel parmense, al Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci, e alla Biblioteca Palatina della Pilotta di Parma, due mostre ricordano la grandezza di questo artista, fino al 24 settembre 2017.
Al Labirinto della Masone ci sono una sessantina di dipinti che vanno dal 1961 al 1993, divisi in tre sezioni. Nudi e nature morte fanno parte della prima. Tele materiche, dai colori cupi si contrappongono ad altre dalle tinte tenui e delicate, entrambe ricche di vitalità.
Come gli inconfondibili alberi, cifra distintiva dell’ artista. Tra i tantissimi e autorevoli autori che di lui si sono occupati, da Roberto Longhi a Marco Vallora, qualcuno ha scritto della sua capacità sinestetica, (cioè quella capacità di associare in un unico contesto sfere sensoriali diverse, come, per esempio, l’udito e la vista). In Mattioli troviamo il piacere seduttivo della sua pittura e il colto riferimento letterario o la profondità psicologica come nei Ritratti, seconda sezione della rassegna.
De Chirico, ritratto qui sopra, Guttuso, Manzù, Carrà, Longhi , Rosai,Morandi, colleghi e amici di cui riesce a cogliere lle peculiarità, anche con una certa ironia. E, poi ci sono i paesaggi, opere famose dove traspare tutto l’amore per la natura: i Campi di papaveri, i Boschi,le Ginestre, le Lavande, le Aigues Mortes
Questi cicli – spiega Anna Zaniboni Mattioli, la nipote ritratta in quaranta dipinti – sono anche una meditazione ininterrotta sull’essenza del dipingere. Mattioli interviene sopra superfici segnate da una vita precedente, come se questa fosse rimasta a permeare muri, tavole, tele, carte lasciandovi labili tracce di sè che una memoria immaginativa ora finalmente riconosce, mentre alla pittura è affidato il compito di estrarre l’anima segreta che allo sguardo comune sembrano inerti.
Alla Biblioteca Palatina ritroviamo l’amore per la letteratura italiana ed europea e la sua collaborazione con l’editore Guanda. Carlo Mattioli illustra capolavori come la Divina Commedia o le opere di Leopardi. Sempre alla Palatina della Pilotta, la produzione scenografica per opere liriche e prosa. In occasione delle due mostre, a Parma, è possibile visitare (su appuntamento) lo studio del pittore nel secentesco palazzo Smeraldi a pochi metri dal Duomo. Per prenotazioni: [email protected] – telefono 0521-231076.