In tutta la Nigeria – un Paese grande tre volte l’Italia – non esiste una fabbrica di matite. Per la precisione, secondo quanto assicura la Development Agency non ne esiste una per l’intera Africa occidentale.
Ecco perché il ministro della Scienza e tecnologia nigeriano Ogbonnaya Onu, dal nome complesso e i grandi progetti, ha annunciato che entro il 2018 verrà aperta una fabbrica di matite.
La notizia – che sarebbe da noi una pura banalità – assume in questo Paese tutt’altro peso. L’economia nigeriana, infatti, dipende per l’80% dalle concessioni per le estrazioni di petrolio che, però, dagli ultimi mesi dell’anno scorso, ha subito una brusca riduzione di prezzo, innescando nel Paese una grave crisi economica.
L’instabilità finanziaria si aggiunge a quella politica, minacciata dai continui attacchi kamikaze ad opera dell’associazione terroristica islamica Boko Haram. Le matite nigeriane – nelle speranze del governo – dovrebbero dunque dare una spinta all’economia nazionale: per produrre i pastelli infatti servono legno, grafite, gomma, alluminio per fissarla e vernice per colorarle, tutti materiali presenti nel Paese che non dovrà ricorrere all’importazione di nessuna materia prima.
Dopo l’annuncio si aspetta solo l’iniziativa degli imprenditori, ai quali si chiede di specializzarsi nella lavorazione di un «pezzo» della produzione e, così facendo, di prendere parte alla rivoluzione delle matite.
Ilaria Beretta