Non c’è più

imagedi Aldo Germani

Non c’è più. Al suo posto uno spazio vuoto, i ganci a cui era appesa e che non portano più niente. Se n’è andata una notte d’agosto, un furto come tanti d’estate, il box trovato aperto la mattina dopo e la tua bici che non c’è più. I primi secondi di assestamento, tra incredulità e sgomento, il tempo in cui capisci che è successo e ti aggrappi d’istinto alla possibilità che non sia accaduto davvero. Poi la verità si allarga, piano piano, e spazza il flusso delle ipotesi più assurde che ti sei sforzato di accampare.

L’hanno rubata. La tua bici da corsa. Quella dei tuoi diciotto anni, col cambio ancora sul telaio, i palmer sottili e i pedalini con la gabbietta, le ammaccature guadagnate sul campo, il calco delle tue mani sull’impugnatura bianca del manubrio. Quanto valeva? Che bisogno c’era?
Non è quanto costa ora una bici nuova, è quanto riesce a mancarti quella. Con gli adesivi dei viaggi che hai fatto, le borse dietro, gli ostelli, la Sardegna e il Reno, le volte che hai bucato, i sorpassi in salita e le discese a ottanta all’ora. Non ne vuoi un’altra, rivuoi indietro quella, vecchia e consumata com’era: gli stessi difetti, gli stessi graffi, lo stesso odore.

Deformi la faccia per ricacciare indietro i ricordi, non consumi un dramma, sai che è un lutto leggero, ma avverti un fastidio profondo: le mani addosso di chi ha osato toccarla, i passi invadenti nell’intimità di quel legame affettuoso che scatta talvolta tra un uomo e gli oggetti che gli sono più cari.
Respiri più forte, i pugni chiusi, e resti a guardare il muro. L’immagine che eri abituato a vedere si sovrappone alla parete spoglia e ti sembra di notare qualcosa: forse è l’impronta lasciata dal tempo che ci è rimasta davanti, mesi a poltrire e qualche giro ogni tanto.
E ti inventi che se n’è andata da sola, che era stufa di restare lì appesa, che le è tornata voglia di viaggiare: così fa un po’ meno male. È semplicemente partita e ora è in giro con un nuovo padrone: magari ha diciotto anni, le si affezionerà come è stato per te e se ne prenderà cura. Forse ci sta pedalando già ora.
Non c’è più, però viaggia ancora.

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