di Valeria Savio
Neotelevisione è un neologismo coniato da Umberto Eco nel 1983. Con esso lo scrittore si riferisce alla televisione commerciale e generalista che si era diffusa in Italia dalla fine degli anni Settanta, contrapponendo questo diverso modo di intendere la Tv alla Paleotelevisione, ovvero quella degli anni in cui la Rai sentiva fortemente il proprio ruolo di servizio pubblico e si sosteneva economicamente grazie al canone di abbonamento.
Nei suoi primi anni di vita la televisione italiana promuoveva l’informazione attraverso i telegiornali, favoriva la conoscenza delle opere letterarie tramite gli sceneggiati e mandava in onda spettacoli teatrali. Al genere educativo appartengono anche i programmi Telescuola, che seguiva i programmi ministeriali, e Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta.
Quest’ultima trasmissione, che andò in onda per la prima volta il 15 novembre del 1960, veniva trasmessa tutti i giorni dal lunedì al venerdì in fascia preserale ed era curata da Oreste Gasperini, Carlo Piantoni e Alberto Manzi. Organizzata con il sostegno del Ministero della Pubblica Istruzione, vide la realizzazione di 484 puntate fino al 10 maggio del 1968, anno in cui fu sospesa perché, per fortuna, non aveva più ragione di esistere.
Infatti, era destinata a quel pubblico di adulti che, pur avendo superato l’età scolare, non era in grado di leggere e scrivere. Le lezioni erano tenute dallo stesso Maestro Manzi, ideatore della trasmissione, che aveva inventato una tecnica di insegnamento specifica e utilizzava filmati, supporti audio e dimostrazioni pratiche attraverso una lavagna. Manzi usava un linguaggio semplice, scandiva le parole cercando di facilitare l’apprendimento da parte dei destinatari.
La trasmissione ebbe una valenza sociale ed educativa molto importante, contribuendo ad abbassare il tasso di analfabetismo che era ancora troppo alto. Ebbe anche un suo successo internazionale, e fu imitata in ben 72 paesi.
Alberto Manzi, che era nato a Roma nel 1924, ha curato testi scolastici ed ha avuto una intensa attività come scrittore. Orzowei, il suo testo più noto, è uno dei libri di letteratura italiana più tradotti al mondo.
Dal 1954 al 1977 ha curato in Sudamerica corsi di scolarizzazione per gli indigeni, e Non è mai troppo tardi è solo la più nota di una lunga serie di collaborazioni con la Televisione e la radio.
In uno scritto diffuso per la prima volte in calce al volume Il tempo non basta mai, Alberto Manzi una vita tante vite, curato da sua figlia Giulia e pubblicato nel 2014 dalle edizioni Add di Torino, Manzi, parlando di sé, dice: “Per cambiare, per migliorare, per vivere pensando sempre che l’altro sono io e agendo di conseguenza, occorre essere continuamente in lotta, continuamente in rivolta contro le abitudini che generano la passività, la stupidità, l’egoismo.”
Ed è proprio in queste parole che si può leggere tutto il senso dell’impegno sociale profuso per la realizzazione della sua più famosa trasmissione televisiva.