Nulla di nuovo con Big Pharma

di Alfredo Somoza

La Pfizer nasce a New York nel 1849 e la sua crescita è stata continua e costante fino ad arrivare ad essere la seconda azienda farmaceutica al mondo per fatturato nel 2017.

La sua storia è però fatta anche di processi e multe, anche molto salate. Ad esempio per il ricorso al marketing illegale e la vendita di prodotti difettosi. Nel 2018 Pfizer viene classificata dal Reputation Institute (l’istituto che valuta la reputazione delle aziende in base ai sondaggi tra i consumatori e i media) come “la peggior azienda per i consumatori”.

La Pfizer ha affrontato migliaia di cause legali per lesioni e pratiche di vendita illegali. Ha battuto il record per la pena pecuniaria più alta della storia comminata a un’azienda farmaceutica, oltre 2,3 miliardi di dollari in seguito alle responsabilità civili e penali derivanti dalla promozione illegale di quattro farmaci: Bextra, un farmaco antinfiammatorio; il Geodon, un farmaco antipsicotico; il Zyvox, un antibiotico; e Lyrica, un farmaco antiepilettico. L’azienda incaricava i suoi rappresentanti di proporre i medicinali ai dottori per patologie diverse da quelle indicate e in dosi superiori a quelle approvate, nonostante i rischi per i pazienti.

Il caso più famoso che ha visto coinvolta l’azienda riguarda le sperimentazioni dei suoi farmaci in Africa. Nel 1996 alcuni bambini nigeriani morirono di meningite dopo aver provato un antibiotico sperimentale Pfizer. Quindici anni più tardi, al termine del cosiddetto “contenzioso di Kano”, la Pfizer fu costretta a risarcire diverse famiglie.

Alla vicenda si ispirò John le Carré per il suo romanzo “Il giardiniere tenace”. La sperimentazione non era stata preventivamente concordata né con le competenti autorità nigeriane, né con i genitori. Gli interventi riguardarono bambini malati di meningite da meningococco, cui fu somministrata trovafloxacina – un antibiotico sperimentale – invece della ben più documentata terapia a base di ceftriaxone.

Secondo le accuse mosse alla Pfizer, i decessi e le lesioni gravi registratisi in seguito alla sperimentazione sarebbero imputabili al protocollo usato; a sua difesa, la multinazionale sostiene che il proprio farmaco è risultato efficace almeno quanto la migliore terapia disponibile all’epoca dei fatti. L’intera vicenda venne alla ribalta dell’opinione pubblica dopo un’inchiesta del Washington Post del dicembre 2000.

Ora si alzano in Europa le polemiche perché Pfizer tenta di guadagnare anche sulla dose in più che alcuni medici riescono a estrare dalle fiale o per i tempi di consegna rispetto a quanto promesso. Quisquiglie rispetto al pedigree dell’azienda.

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