di Rebecca Casati
A due settimane dalla messa in scena dell’installazione metateatrale “Colpa Di Una Stella”, in cui Alessandro Berti ha esordito con un numero di stand-up comedy, abbiamo scelto di dare voce a questo ragazzo della Brianza, da poco ammesso alla facoltà di Beni Culturali all’Università Statale di Milano.Ripercorriamo insieme a lui la sua formazione a partire dai suoi esordi in campo artistico.
Tu hai iniziato su Youtube occupandoti di recensioni, poi sei passato alla comicità attraverso una miniserie dedicata alle festività principali. Quale sono i motivi del cambiamento?
Ci sono stati diversi motivi: il primo è che attraverso video comici avrei potuto avere la possibilità di interagire con un pubblico maggiore, perché le recensioni sono mirate solo alle persone che hanno già visto il film e vogliono confrontarsi con le opinioni di altri. I video comici, invece, raggiungono più persone perché sono diretti a tutti quelli che desiderano passare qualche minuto in tranquillità ed allegria. Con l’idea di parlare delle festività, poi, non si esclude proprio nessuno.
Il secondo motivo è che volevo fare qualcosa di più dinamico: accendere la telecamera e parlare non ha niente di dinamico. Inoltre da due o tre anni avevo un progetto che ho cercato di realizzare in un video sul Capodanno (lo si trova su Youtube). In quel video ho inserito la storia del terrorista Claudio Fumagalli, che può sembrare assurda ma rimane coerente con l’atmosfera che avevo creato nei video precedenti.
L’ultimo motivo è che non ho un buon rapporto con le festività e in qualche modo dovevo sfogare la mia intolleranza per queste ricorrenze, soprattutto per San Valentino.
Da cosa scaturisce il tuo risentimento per San Valentino e per le principali ricorrenze?
Il primo video, quello dedicato a San Valentino, è nato dal fatto che vivo male, ma non sono il solo, non avere una ragazza. Nell’estate precedente al video, in cui mi ero fidanzato avevo la prospettiva di passare un San Valentino in coppia. Purtroppo la relazione è finita prima del 14 febbraio e siccome non volevo passare l’ennesimo San Valentino da single depresso, ho deciso di fare un video dedicato alla festa degli innamorati. Poi, mi sono reso conto di aver da dire la mia anche su Natale e Capodanno e da qui è scaturita l’idea di fare una trilogia. Non amo affatto le festività perchè non amo le cose meccaniche. Da piccolo sentivo molto l’atmosfera natalizia, ora non più. E’ diventato qualcosa di automatico, insomma, qualcosa da esorcizzare e su cui si può scherzare.
Come già anticipato, hai esordito da poco nell’installazione metateatrale “Colpa Di Una Stella” con un numero di stand-up comedy. Come ti sei sentito davanti ad un pubblico in carne ed ossa?
Una cosa strana che mi succede quando mi esibisco davanti ad un pubblico – che sia stand-up comedy o uno spettacolo teatrale – è che durante le prove sono molto in ansia, ma quando si tratta di stare sul palco mi calmo improvvisamente. Quindi affrontare il pubblico non è stato difficile. L’aiuto di Filippo Mussi (il regista che ha tenuto il corso di teatro al liceo che ho frequentato), è stato molto importante perché durante gli anni ho imparato a conoscere meglio il palco e a sentirmi più a mio agio davanti ad un vasto pubblico. La cosa più bella è che si ha una risposta immediata da parte dello spettatore. Il comico riesce subito a sapere se una sua battuta fa ridere o no e in questo modo ci si può rimettere subito al lavoro e cercare di rendere il numero adatto a tutti.
Secondo la tua esperienza personale cosa deve avere un numero comico per essere definito tale? E cosa puoi dare tu di nuovo a questo genere?
Banalmente un pezzo comico deve far ridere senza insultare l’intelligenza dello spettatore. Ora come ora mi trovo davanti a molti comici che per far ridere trattano i propri spettatori da stupidi o ignoranti. Un buon numero comico, secondo me, deve intrattenere una persona in modo acuto ed intelligente. Inoltre ha una valenza maggiore se si propone di esorcizzare qualcosa: io ad esempio tratto situazioni comuni che possono capitare a tutti, scherzo sulla quotidianità. Personalmente credo di poter offrire uno sguardo diverso sulle cose. Il problema di molti comici è che guardano troppo in alto, scherzano sui poteri alti come la politica e la religione ma anche nella nostra quotidianità ci sono cose che hanno aspetti comici. Io voglio ridicolizzare la quotidianità perchè ci sono molte cose che ci accadono ogni giorno di cui nessuno parla perchè ritenute scontate.
Sei anche un appassionato di regia, parlaci della tua esperienza in questo campo.
La mia esperienza in regia si divide in due filoni: il primo racchiude i video che ho diretto per Alessandro Porto (ne abbiamo parlato qui, ndr), destinati ai suoi vari canali social. L’altro riguarda invece la miniserie sulle festività di cui ho parlato prima, che mi ha dato la possibilità di sperimentare con piccoli cortometraggi. Non ho mai seguito un metodo propriamente corretto. Ora sto seguendo un corso di regia cinematografica all’università a cui sono iscritto, che mi sta fornendo l’occasione di imparare a fare regia. Non vedo l’ora di metterlo in pratica.
Da cosa è nata questa grande passione?
La cosa che più mi affascina della regia è la stessa cosa che mi affascina della stand-up comedy, ovvero la possibilità di raccontare una storia. Quando si racconta una storia con la stand-up comedy si utilizza un monologo, mentre la regia usa un mezzo cinematografico che, secondo me, è il più aderente alla nostra quotidianità. La storia infatti viene raccontata attraverso immagini e suoni, che permettono di restituire un’esperienza il più aderente possibile alla realtà. E’ questo ciò che mi affascina della regia cinematografica: il poter rimanere aderenti alla realtà e avere allo stesso tempo la possibilità di astrarre, di raccontare la storia che desidero. Per questo motivo sento molto vicino a me il regista Paul Thomas Anderson. Mi sono appassionato al cinema guardando il suo film “Il Petroliere”. Posso dire con certezza che se non avessi visto quel film non sarei dove sono adesso. Un altro film molto significativo per me è stato “Magnolia”, in cui vengono trattate tematiche familiari esplorate in maniera molto cruda e realistica.
Puoi anticiparci qualche progetto futuro?
Al momento non ho progetti ben definiti. Continuerò sicuramente a fare stand-up comedy e a lavorare per il mio sogno nel cassetto: realizzare un cortometraggio. Quest’estate ho scritto la sceneggiatura di un breve film che ha come protagonista un ragazzo che ha una maledizione per la quale ogni volta che scatta una foto con una ragazza, questa foto finisce per scomparire. Un giorno scopre che su Instagram è rimasta per più di un mese una sua foto in compagnia di una ragazza e lui inizia a cercarla pensando che lei possa spezzare la sua maledizione. Non anticipo nulla sul finale se non che il cortometraggio è a tema comico.
In attesa del tuo cortometraggio, che dire… in bocca al lupo Alessandro!